Pochi mesi or sono, un lavoro scientifico relativo agli anni 2003-2008 sull’incidenza dei tumori maligni nei bambini pugliesi di età 0-14 anni ha fatto emergere un eccesso di tutti i tumori maligni nella Asl di Taranto.

Nello scorso dicembre, abbiamo appreso da un rapporto dell’Agenzia europea per l’ambiente (Aea) che nel 2012 l’inquinamento dell’aria ha causato 491.000 morti premature nell’Unione europea, la maggioranza relativa dei quali, 84.400 in Italia.

A gennaio, abbiamo “scoperto”, grazie ai dati dell’Istituto superiore di sanità, che nella Terra dei Fuochi si registrano più morti, ricoveri e tumori rispetto alla media regionale campana.

Ieri, l’Organizzazione mondiale della sanità ci ha comunicato che l’inquinamento ambientale è responsabile di 12,6 milioni di morti all’anno. Più precisamente, “un decesso su 4 a livello mondiale è determinato da fattori di rischio ambientale legati al luogo in cui si vive o si lavora”.

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Questi sono soltanto alcuni degli elementi di conoscenza che abbiamo acquisito, solo nell’ultimo anno, sul rapporto tra ambiente e salute e sulle cause delle malattie, di alcune in particolare: su tutte, il cancro, nelle sue varie espressioni.

Apprendiamo che è in corso la “Settimana nazionale per la prevenzione oncologica”, organizzata da una delle più prestigiose associazioni di lotta contro i tumori. Nel comunicato che illustra la manifestazione, pubblicato sul sito dell’associazione, non è dato leggere una sola volta termini come “inquinamento”, “contaminazione”, “ambiente”….

In compenso, vi si legge che “il simbolo della Settimana per la Prevenzione è la bottiglia d’olio d’oliva extravergine, il ‘principe’ della Dieta Mediterranea”; e che “hanno accolto l’invito della Lilt a diffondere un messaggio sull’importanza della prevenzione,” personaggi come “l’artista Anna Tatangelo [….] che nella quotidianità condivide lo slogan con il ‘suo’ modo semplice ed immediato di fare prevenzione: ‘mangio sano, faccio sport, non fumo e non bevo alcolici”.

Renzo Tomatis, oncologo di fama mondiale e direttore per undici anni della Iarc, l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro, affermava: “Quando si parla di prevenzione del cancro, tutti pensano alla cosiddetta diagnosi precoce, ma c’è una prevenzione che si può fare a monte, cercando non di limitare i danni della malattia diagnosticandola al più presto, quanto piuttosto di evitare l’insorgere del cancro, impedendo l’esposizione alle sostanze che lo provocano. La prevenzione primaria si occupa proprio di questo: fare ricerca sulle sostanze naturali o sintetiche per capire quali sono cancerogene e, una volta individuate, suggerire alle autorità sanitarie delle misure di salute pubblica per toglierle dalla circolazione. Si tratta di una strategia che protegge tutti – il ricco come il povero – ma purtroppo è bistrattata da scienziati, politici e autorità sanitarie”.

Che l’alimentazione sia primaria espressione dell’ambiente che ci circonda e, ancor più, che possa avere un ruolo fondamentale, in positivo o in negativo, nell’insorgenza del cancro è ormai indubitabile. Che però, essa “esaurisca” l’ambiente e le sostanze, naturali o sintetiche, che provocano il cancro, presenti in quell’ambiente e alle quali, quindi, siamo esposti, è un po’ più dubbio.

Forse, gli sventurati che si sono ammalati di cancro a Taranto o nella Terra dei fuochi sarebbero ugualmente incappati in quella “sorte avversa” anche se avessero tenuto uno stile di vita altrettanto morigerato quanto quello dell’artista Anna Tatangelo. E’ del tutto condivisibile che l’olio extravergine di oliva abbia un ruolo centrale nella esistenza di ognuno di noi, sia sotto il profilo simbolico – culturale che pratico – nutrizionale.

Di sicuro, per quanto possa rilevare, quel ruolo centrale l’olio evo lo riveste nella vita di chi scrive. Anche per questo non risulta affatto entusiasmante che lo si possa trattare come il nuovo oppio dei popoli inquinati.

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