Madre Teresa di Calcutta sarà santa il 4 settembre 2016. Lo ha annunciato Papa Francesco nel concistoro che ha tenuto in Vaticano con tutti i cardinali presenti a Roma. Bergoglio ha deciso che la suora albanese, Premio Nobel per la pace nel 1979, sarà canonizzata durante il Giubileo straordinario della misericordia per indicarla al mondo come esempio per aver speso tutta la sua vita con i poveri e i moribondi dell’India. Nel corso del concistoro il Papa ha anche comunicato che, sempre durante l’Anno Santo, saranno canonizzati Stanislao di Gesù Maria e Maria Elisabetta Hesselblad, il 5 giugno 2016, e Giuseppe Sánchez del Río e Giuseppe Gabriele del Rosario Brochero, il 16 ottobre 2016.

Il miracolo che consentirà a madre Teresa di essere proclamata santa riguarda la guarigione di un uomo, oggi 42enne, ridotto in fin di vita da ascessi multipli cerebrali con idrocefalo ostruttivo e già sottoposto a trapianto renale e in terapia con immunosoppressori, come si legge nella diagnosi. Un caso clinico estremamente critico con una prognosi decisamente infausta, che a fronte di una terapia inefficace e senza intervento chirurgico si risolse repentinamente, nel dicembre 2008, in modo completo e duraturo. Una guarigione dichiarata all’unanimità scientificamente inspiegabile dalla consulta medica della Congregazione delle cause dei santi. Parere pienamente positivo anche dai cardinali e vescovi membri del dicastero vaticano che si occupa delle beatificazioni e canonizzazioni.

Anjezë Gonxhe Bojaxhiu, come era registrata all’anagrafe, era nata a Skopje, capitale e città più popolosa dell’attuale repubblica di Macedonia con oltre 600mila abitanti, il 26 agosto 1910. La famiglia della futura santa era benestante e i genitori albanesi erano originari del Kosovo. Nel 1928, all’età di 18 anni, madre Teresa decise di prendere i voti entrando come aspirante nelle Suore di Loreto, un ramo dell’Istituto della Beata Vergine Maria che svolgeva attività missionarie in India. Poco dopo la suora si stabilì a Calcutta dove prese consapevolezza delle terribili condizioni di vita nelle baraccopoli della città. È in questo momento che avvenne in lei quella che viene definita “la chiamata nella chiamata”. “Sentivo – scriverà madre Teresa successivamente – che il Signore mi chiedeva di rinunciare alla vita tranquilla all’interno della mia congregazione religiosa per uscire nelle strade a servire i poveri. Era un ordine. Non era un suggerimento, un invito o una proposta”.

Fu così che la suora lasciò il convento e, nel 1950, fondò la congregazione delle Missionarie della carità con il compito di prendersi cura dei “più poveri dei poveri” e di tutte quelle persone rifiutate dalla società. Come abito madre Teresa scelse un semplice sari bianco a strisce azzurre perché il più economico fra quelli in vendita in un piccolo negozio di Calcutta, ma anche perché aveva i colori della casta degli intoccabili, la più povera dell’India. Numerose furono le case aperte per i moribondi. A Gandhi volle intitolare la struttura per i malati di lebbra per ricordare il suo impegno per queste persone. Pieno e immediato fu l’appoggio del beato Paolo VI che, nel 1965, concesse alle Missionarie della carità il titolo di congregazione di diritto pontificio e la possibilità di espandersi anche fuori dall’India. Intensa fu l’amicizia con san Giovanni Paolo II che visitò più volte le strutture di accoglienza di madre Teresa dando da mangiare ai malati ospitati. Fu proprio Wojtyla a beatificarla nel 2003 dopo aver dispensato la sua causa di canonizzazione dall’attesa dei cinque anni dalla morte. “Ho ammirato la sua forza”, ha detto di lei Bergoglio che ha aggiunto: “Avrei avuto paura se fosse stata la mia superiora”.

Twitter: @FrancescoGrana

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