La rissa minuto per minuto va avanti fino all’ultimo. Pierluigi Bersani e Roberto Speranza da una parte, Lorenzo Guerini e Debora Serracchiani dall’altra. “Renzi governa con i voti che ho preso io – dice l’ex segretario per l’ennesima volta – Non io Bersani, io centrosinistra”. “Senza di noi – aggiunge Speranza – Senza questa cultura politica, senza queste storie e passioni, il Pd non c’è più, non esiste più”. Rispondono Guerini e Serracchiani con una lettera: “Non inseguiremo le polemiche di chi vorrebbe riportarci al tempo delle divisioni interne che hanno ucciso a morte i governi passati del centrosinistra”. In mezzo, a sorpresa, spunta Angelino Alfano che in qualche modo rivendica di essere tra gli artefici di questo scontro perpetuo dentro al Partito democratico: “Grazie alle scelte da noi ispirate – scrive in una lettera agli iscritti Ncd – Renzi ha litigato con la sua sinistra e ha sconfitto ed emarginato più comunisti lui in due anni che Berlusconi in venti. E ora tutte le contraddizioni a sinistra stanno emergendo con tutta la chiarezza”. Per esempio, dice Alfano, sulla vicenda della stepchild adoption: “Siamo riusciti a dimostrare che il buonsenso può vincere perché il buonsenso non è vintage: è il futuro dell’Italia”.

Da Perugia, dove era in programma l’ultima giornata della manifestazione di Sinistra riformista, Bersani torna sulla lite del giorno prima, quella sull’Ulivo. Matteo Renzi aveva detto che non accettava lezioni da chi aveva distrutto l’Ulivo e il suo predecessore gli aveva detto che loro l’Ulivo l’avevano fondato. “Se al corso di formazione politica vai a dire che la sinistra ha distrutto l’Ulivo, che abbiamo aiutato Berlusconi… Ricordo che il centrosinistra ha battuto tre volte Silvio Berlusconi e che, pochi o tanti voti che io abbia preso, Renzi sta comodamente governando con i voti che ho preso io. Non io Bersani, io centrosinistra”. Insomma, dice Bersani, “io assieme ad altri stiamo cercando di tenere dentro il Pd della gente che non è molto convinta di starci. A volte si ha l’impressione invece che il segretario voglia cacciarli fuori: il segretario deve fare la sintesi non deve insultare un pezzo di partito”.

Torna all’attacco di Renzi anche Speranza, l’ex capogruppo di Montecitorio che ora guida la principale corrente di minoranza: “Io sono sempre stato contro la rottamazione – dichiara – Quel ‘brand’ però ha funzionato. Ma la parola rottamazione è sbagliata e soprattutto è sbagliato se rappresenta una finzione gattopardesca nella quale tutto cambia senza cambiare nulla. Mandi a casa Prodi, Veltroni, Bersani, D’Alema per trovarti a casa gli amici di Cosentino. E’ inaccettabile. La politica può essere un’altra cosa, come stile e come sostanza”. Per Speranza “non sei più bravo se fai meglio gli sgambetti agli altri, non è il nostro modo di fare. Quello è un messaggio cinico, sbagliato. Io voglio lanciare il messaggio opposto, per me la politica è un’altra cosa”. E per Speranza un’altra cosa è “un errore inaccettabile“, cioè l’assenza della segreteria del Pd all’appuntamento di Perugia, “un errore gravissimo, un errore blu”. “C’è una certa idea padronale del partito. Dobbiamo cantare ‘per fortuna Matteo c’è?’ No, non è il Pd. Non è la nostra storia”.

La distanza tra le anime del partito si legge tutta nelle parole che pronuncia Matteo Orfini, ex sinistra del partito, tra i leader dei cosiddetti Giovani Turchi. Alla scuola di formazione politica del Pd Orfini dice che “Bersani quando era segretario diceva una frase molto bella: ‘Guardiamo il mondo con gli occhi dei più deboli perché si costruisce un mondo migliore’. Una frase bellissima ma sbagliatissima perché questo non è ruolo della sinistra. Noi non siamo i buoni che governiamo per conto dei più deboli. Siamo quelli che devono costruire strumenti attraverso cui i più deboli si rappresentano da soli. Dobbiamo dare ai più deboli gli strumenti per cambiare il mondo. Questa è la sinistra. Oggi noi non siamo ancora questo. Ci stiamo avvicinando, e dobbiamo tenere a mente questo obiettivo”. I dirigenti della minoranza “Bersani, D’Alema, Speranza, Cuperlo“, secondo Orfini, hanno “molto da dire e da dare al Pd. Quello che stanno facendo a Perugia sicuramente è un momento di discussione importante. Però da presidente del Pd voglio dire che non consentirò a nessuno, né dentro né fuori al Pd, di infangare la nostra comunità”.

A fine giornata la lettera dei vicesegretari Guerini e Serracchiani, una specie di inedito che sottolinea il momento delicato che sta vivendo il Partito democratico. “Una nuova generazione – scrivono – sta provando a cambiare l’Italia e l’Europa. Non inseguiremo le polemiche di chi vorrebbe riportarci al tempo delle divisioni interne che hanno ucciso a morte i governi passati del centrosinistra”. “Quella parte della minoranza che polemizza – aggiungono – sa dove trovarci, a lavorare in Parlamento, nelle città, in Europa, tra la gente per cambiare questo Paese, come stiamo facendo, insieme”.

In realtà, a dispetto del tono conciliante, la Serracchiani, sull’Unità, risponde con parole più dure all’intervista di alcuni giorni fa di Massimo D’Alema al Corriere. “Venuto alla luce già dotato di tessera di dirigente di partito – dice tra l’altro – non occorre dire molto su come ha usato il potere della nomenclatura per togliere di torno personalità del calibro prima di Giorgio Napolitano e poi di Walter Veltroni“. Serracchiani esprime infine “rammarico” per il fatto “che uno statista della sinistra riconosciuto a livello internazionale, un uomo colto e ascoltato, preferisca cedere al canto delle sirene più minoritarie e seguire un suo demone personale anziché rafforzare il suo partito”.

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