Vincent Bolloré sta svuotando le casse di Vivendi, il socio più importante di Telecom Italia. L’atto di accusa arriva dal quotidiano francese Libération, che denuncia come la società, fra il 2015 e il 2017, potrebbe destinare la stratosferica di 8 miliardi a cedole e operazioni di riacquisto di azioni proprie. “Si dice che non si è mai serviti così bene come da noi stessi – scrive il giornale d’Oltralpe – L’espressione è particolarmente pertinente nel caso di Vincent Bolloré e Vivendi, di cui presiede il consiglio di amministrazione dal giugno 2014. Il miliardario bretone sta vuotando le casse della società che controlla Canal+ e Universal Music, discretamente ma ad un ritmo sfrenato”. Il giornale francese ricorda infatti che Bolloré, proprietario del 14,36% di Vivendi, è il primo beneficiario della generosa politica di dividendi inaugurata negli ultimi anni con i soldi della campagna vendite avviata alla fine del 2012.

“Tutte le dismissioni sono state avvallate da Bolloré in persona – spiega il giornale – che ha cominciato a pesare di più in azienda quando è entrato nel suo consiglio di sorveglianza, il 12 dicembre 2012, fino a diventarne il suo vero proprietario un anno e mezzo più tardi”. Negli ultimi tre anni, il gruppo guidato da Arnaud de Puyfontaine ha, infatti, venduto l’operatore telefonico francese Sfr, le società di telefonia GVT e Maroc Telecom e i videogiochi Activision intascando complessivamente 34 miliardi. “Questa grande svendita ha considerevolmente ridotto il perimetro del gruppo e al tempo stesso ha generato liquidità in eccesso – prosegue Libération – Denaro che, secondo i discorsi ufficiali, dovrebbe permettere a Bolloré di creare un gigante mondiale dei contenuti”. E in effetti in casa Vivendi non sono mancati i nuovi investimenti come Telecom Italia, Ubisoft o Dailymotion. Ma il gruppo ha ancora in cassa 6,4 miliardi di tesoreria netta che non si capisce come Bolloré intenda utilizzare. Per Pierre-Henri Leroy, presidente della società di consulenza, Proxinvest, “la strategia di Bolloré non è molto convincente. Reinveste in settori dai quali è appena uscito come le telecom o i videogiochi”.

Per ora l’obiettivo a più stretto giro sembra essere l’ulteriore rafforzamento nel capitale di Vivendi possibilmente a costo zero. Non a caso come rivela Libération, nell’assemblea di Vivendi del 21 aprile, Bolloré chiederà l’ok per una nuova operazione di riacquisto titoli da realizzare entro il 2017. “Qual è l’interesse di Bolloré in queste manovre borsistiche?”, si domanda Libération. “Documenti finanziari di Vivendi – spiega – indicano che le azioni già acquistate sono in via di annullamento”. L’operazione ha quindi l’effetto di ridurre il capitale di Vivendi e aumentare il peso degli attuali azionisti. “Con questo piccolo gioco, il grande prestigiatore del capitalismo francese potrà ben presto detenere fra il 17 e il 18% di Vivendi senza aver sborsato un euro supplementare. Il suo potere sull’azienda si accresce e al tempo stesso il valore della sua partecipazione”.

Non solo: per il giornale francese non è escluso che il finanziere bretone continui a far cassa cedendo Universal che vale circa 15 miliardi. Se così dovesse essere, allora, in tempi stretti, Vivendi avrà di nuovo le casse piene e un padrone più forte che punta dritto alla creazione di un nuovo polo di pay tv europea in cui entrerà anche la famiglia Berlusconi. Ma non Telecom che assume sempre più i contorni di una merce di scambio nella partita europea del riassetto media e telecom giocata da Bolloré.

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