C’è l’accordo tra i 28 Stati membri per l’ok all’olio tunisino senza dazi nella Ue. La plenaria di Strasburgo ha dato il via libera finale al pacchetto di aiuti d’urgenza alla Tunisia, che comprende il Regolamento che permette l’importazione di 35mila tonnellate aggiuntive di olio d’oliva. Il voto era stato sospeso il 25 febbraio, ieri il Coreper ha recepito gli emendamenti tecnici e comunicato che avrebbe adottato il testo che sarebbe passato oggi al Parlamento europeo. Che ha approvato con 500 sì, 107 no, 42 astenuti. Un voto positivo arrivato in tempi record, con la plenaria che ha modificato, in zona Cesarini e con uno scatto da centometristi, l’ordine del giorno al Parlamento europeo. Sì quindi alle 35.000 tonnellate in più all’anno di olio d’oliva tunisino sulle tavole comunitarie e dopo l’emendamento del Movimento 5 Stelle che aveva bloccato l’iter a febbraio, puntando ad obbligare la Tunisia a esportare esclusivamente olio proveniente da olive tunisine, presentato proprio al fine di rassicurare i consumatori italiani sulla reale provenienza dell’olio.

“Temevamo questo voto favorevole – dice a ilfattoquotidiano.it il deputato dei Cinque Stelle Filippo Gallinella, membro della commissione agricoltura della Camera – decisione che abbiamo ampiamente criticato e combattuto sin dall’inizio dopo l’annuncio della Mogherini. Denunciamo anche il fatto che il Governo Renzi non ha presenziato agli incontri che avrebbero potuto porre un veto alla decisione di Bruxelles. Mi riferisco a venerdì scorso, in occasione del Comitato tecnico per la politica commerciale del Consiglio europeo, – aggiunge – con la diserzione del ministro dello Sviluppo Economico Federica Guidi e a ieri mattina, durante la discussione Coreper, con l’assenza del ministero degli esteri. Per non parlare del vero grande assenteista, ovvero il ministro dell’Agricoltura Maurizio Martina: nel 2015 ha disertato senza giustificazione ben 9 Consigli europei su 13″. Secondo il gruppo del M5S al Parlamento Europeo l’acquisto di olio tunisino favorisce solo le grandi multinazionali della distribuzione che miscelano l’olio tunisino con quello italiano o lo vendono con etichetta extra Ue nei supermercati. Contrario anche il movimento Azione Nazionale che con l’ex sottosegretario all’ambiente, Roberto Menia, annuncia un presidio a tutela dell’olio extravergine made in Italy nei maggiori porti italiani, a partire da quelli sulla dorsale adriatica come Trieste e Bari.

“Rimango fermamente contrario a qualsiasi aumento permanente del contingente di olio tunisino – dice in una nota il Ministro Maurizio Martina – Come ministero delle politiche agricole abbiamo posto delle condizioni chiare sull’attuazione e sulle quote mensili dei contingenti e su questi punti non intendiamo cedere. Se non avremo garanzie continueremo a opporci all’adozione del regolamento da parte della commissione“. E aggiunge: “Nel frattempo gli organismi di controllo del ministero, a partire da capitanerie di porto, corpo forestale e ispettorato repressione frodi intensificheranno le ispezioni ai porti sul prodotto in arrivo. La filiera dell’olio italiano è tra le più controllate in assoluto e negli ultimi due anni abbiamo alzato il livello della risposta contro possibili frodi come mai accaduto in passato”. Solo qualche mese fa, in seguito allo scandalo dell’olio taroccato ad opera di un cartello italo-spagnolo, il ministro delle Politiche Agricole aveva replicato al M5S che le relative informative comunicate dall’Agenzia delle Dogane al suo dicastero non erano state ignorate ma, anzi, utilizzate dai suoi ispettori in diverse operazioni. “Oggi invece – attaccano i deputati pentestellati Gallinella e Cariello – viene smentito anche dai dati raccolti dai Carabinieri dei Nas secondo cui nell’ultimo anno le frodi ai danni dell’olio extravergine d’oliva sono quadruplicate. Dov’erano e dove sono allora i controlli di cui si vantava il ministro Martina?”.

Pollice verso anche da Coldiretti secondo cui la mossa decisa dall’Ue “rischia di non aiutare gli agricoltori tunisini e di favorire solo gli imbottigliatori anche perché corrisponde appena ad un incremento del 3%, un dato decisamente insufficiente per garantire un reale impatto sulla situazione della popolazione rurale del paese africano”. Per questo ha promosso per oggi una mobilitazione per la difesa del Made in Italy a Catania, dove migliaia di agricoltori si sono dati appuntamento, simbolicamente, per difendere “il petrolio italiano”.

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