Siamo rimasti assai sorpresi dalla performance di Del Debbio lunedì passato: oltre il 7% di share pari a un milione e mezzo di spettatori. Per di più in gran parte sotto la grandine del Commissario Montalbano che su Rai 1 stava rastrellando oltre il 41% della platea totale della tv.

A quel punto siamo andati a vedere di cosa mai, di tanto seducente, si fossero occupati i soliti tre: il pastorale Del Debbio, Trefiletti (l’indignato dal cuore in mano) e Giordano (l’acutamente indignato). E scopriamo che si trattava semplicemente delle pensioni (scontati i passaggi indignatissimi sulle pensioni d’oro), e della vita da pensionati, con scorci su quelli che si trasferiscono all’estero, dove e finché sopravvivere costa meno. Era comunque difficile comprendere perché l’argomento tirasse tanto, visto che non ci troviamo in mezzo a concrete ipotesi di riforma delle regole riguardanti le pensioni.

Se non ché, anche il giorno dopo, quando ci siamo messi a sentire di cosa avrebbe parlato Floris, è venuto fuori che fra una primaria e l’altra, il focus sarebbe stato anche lì sulle pensioni. Ed è andata bene anche a Floris, ben al di sopra del 5% di share.

Allora siamo andati a controllare se non fosse successo qualcosa nel pubblico degli spettatori e lì abbiamo scoperto che confrontando quanti ce n’erano davanti alla tv in questi giorni di marzo rispetto ai corrispondenti giorni degli anni passati (siamo andati indietro fino al 2012) si è verificato un improvviso e perentorio crollo delle presenze davanti alla tv serale. Rispetto alla massima estensione della platea, raggiunta nel 2013 con 30 milioni di spettatori medi, in questi giorni ne mancano 2,7 milioni, con una flessione di quasi il 10%.

I disertori dell’ascolto sono parimenti maschi e femmine e si distribuiscono in tutte le età tranne, qui è il punto, in quella over 65, ovvero delle persone più direttamente coinvolte da ogni discorso che riguardi la pensione. Di questi nessuno manca all’appello e così si spiega la risposta degli ascolti al nominare le pensioni e si rende anche omaggio, va detto, alla sagacia degli autori che attraverso i loro contatti hanno fiutato l’aria che tira.

Sotto un profilo più ampio (già ci sembrava di avere notato qualcosa del genere in base ai dati di febbraio, ma il fenomeno pare avere accelerato a marzo) pare che davvero gli italiani si trovino meno schiacciati, economicamente e psicologicamente, dalla lunga crisi, tant’è che quelli in età di spassarsela fuori casa hanno ripreso a farlo. Ma non dovunque con la stessa intensità. Secondo l’auditel quelli più di buon’umore stanno nel Nord ovest (Piemonte e Lombardia) e (sorpresa!) nel Sud (praticamente in tutte le regioni dell’ex regno borbonico, con l’aggiunta della Sardegna).

Tutto ciò, ce ne rendiamo conto, è contro intuitivo rispetto al taglio tuttora generalmente corrucciato di tutti i media, ma così stanno le cose, a dare retta alla fotografia sociale dell’Auditel, che non è una agenzia di rating, come Fitch o Moody’s, ma forse ci azzecca.

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