Se contassero le prestazioni e non i gol, la Roma partirebbe sullo zero a zero al Santiago Bernabeu. Nella gara d’andata degli ottavi di Champions League, davanti al proprio pubblico, i giallorossi non avevano affatto sfigurato contro il Real Madrid. Nel calcio però pesano i gol e gli spagnoli ne hanno segnati due a Szczesny nei novanta minuti dell’Olimpico. Una dote più che importante visto che si parla dei Blancos, anche se la squadra di Spalletti viene da sette vittorie consecutive in campionato e negli ultimi quaranta giorni ha giocato un calcio tutto bollicine e vitalità.

Ecco perché non basta ripescare negli annali gli sporadici casi di ribaltoni, la tradizione negativa del Real contro le italiane o altre amenità fini a se stesse. Per tornare a Fiumicino con in tasca i quarti, traguardo che manca dal 2008, la Roma ha bisogno che la partita perfetta incroci una serata storta degli uomini di Zinedine Zidane. Non passa un periodo felice, la squadra madrilena. La vittoria per 7-1 contro il Celta Vigo è fumo negli occhi. Basta fare un salto indietro di due settimane e raccontare del derby perso contro l’Atletico e del pubblico inviperito nei confronti di Cristiano Ronaldo e soci. Proprio la stella portoghese aveva aperto la breccia dei malumori a febbraio con le dichiarazioni sull’impegno dei compagni. A poco, quindi, è servito il cambio in panchina con l’arrivo di Zizou al posto di Rafa Benitez, bruciato a gennaio dopo sei mesi turbolenti. Il Barcellona viaggia in testa alla Liga con 12 punti di vantaggio e il titolo sembra un sogno irraggiungibile. La Champions può dare un sapore diverso alla prima stagione del post Carlo Ancelotti, alla Roma tocca il ruolo di guastatrice. Spalletti ci crede, forte di una condizione fisica ottimale, di una squadra che ha ritrovato compattezza e voglia di correre spinta da una fase offensiva a tratti pirotecnica.

Il posto di vertice alto spetterà a Edin Dzeko, escluso all’andata per non dare punti di riferimento ai difensori centrali. Funzionò, almeno in parte, fino alla rete spacca-partita di Cristiano Ronaldo. Stasera il bosniaco parte titolare e Spalletti pare intenzionato a fargli girare attorno tutta la qualità a sua disposizione. Nessuno tra Salah, El Shaarawy e Perotti verrà sacrificato. Vada a farsi benedire l’equilibrio: l’impresa può compiersi solo aggredendo il Real fin dall’inizio e infischiandosene dei calcoli. Ecco perché il ruolo più delicato spetterà a Keita e Pjanic, architravi del 4-2-3-1 che tenterà di scardinare le certezze madrilene ricercando una rete nei primi minuti. Nainggolan si è pure fermato lunedì durante la rifinitura, togliendo ogni dubbio tattico al tecnico giallorosso. Davanti a Szczesny, Manolas sarà affiancato da Zukanovic vista l’assenza di Rudiger, fermo per due settimane. Dall’altra parte Zidane sceglie il meglio: Carvajal, Pepe, Sergio Ramos e Marcelo a copertura di Navas, poi Casemiro-Modric-Kroos nel centrocampo a tre che attiverà James Rodriguez, Cristiano Ronaldo e Bale. Scorrendo l’undici delle merengues, si comprende meglio la difficoltà della “Operazione Quarti”: bisognerebbe non prendere gol per 120 minuti e segnarne due per arrivare ai rigori. Oppure infilare tre volte Navas e concedersi una sbavatura difensiva. “Non sai cosa ti perdi, questo è il monte Everest degli hackers”, dice Ethan Hunt in Mission Impossible. La missione della Roma al Bernabeu è qualcosa di simile, vale comunque la pena seguirla per non rischiare clamorosi rimpianti.

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