Non è vero, come scrive il Fatto, che i partiti si vendono i seggi”, dice l’ex tesoriere del Pd Antonio Misiani. “Ma come no”, replica in diretta Corradino Mineo, ex senatore del Partito Democratico, oggi nel Gruppo Misto. “A me – dice – la tesoreria del Pd, a cose fatte, mi ha mandato una lettera con la richiesta di versare 25mila euro da pagare perché ero stato messo in ‘posizione utile’ in lista. Una richiesta che ho giudicato oscena, perché significa che il partito si sente padrone del seggio e allora il Parlamento non conta nulla”. Nella puntata di Coffee Break in onda questa mattina su La7 si torna a parlare delle obbligazioni in denaro pretese dai partiti ai candidati per uno scranno sicuro in Parlamento. Tema attualissimo, visti gli appuntamenti di questi giorni per le amministrative, di cui si è recentemente occupato il fattoquotidiano.it, riportando anche il “tariffario” delle somme pretese a valere sullo stipendio degli eletti. In studio anche l’ex tesoriere del Pdl, Maurizio Bianconi, che conferma: “Ha ragione il Fatto, anche sul punto per cui quel ‘contributo’ varia in base alla posizione del seggio in lista. Se contribuire alla comunità politica di cui si fa parte è sacrosanto, quelle pretese economiche a condizione della sottoscrizione di candidatura sono un’estorsione vera e propria

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