Un tour intensissimo di due giorni in Valsesia, alle pendici delle montagne nel vercellese, per incontrare studentesse e studenti di tre diverse scuole e un gruppo d’insegnanti: una formazione contro il sessismo, la violenza e per l’educazione al rispetto tra i generi, che propongo da oltre 15 anni in Italia, fortemente voluta in valle da una professoressa, mia amica di vecchia data, Mariarosa Pantè, che pure nella cronica assenza di denaro nella scuola italiana ha trovato la piccola cifra per consentirmi di svolgere il mio lavoro intessendo una paziente relazione con il gruppo locale di Soroptimist, mettendo anche a disposizione la sua casa per ospitarmi.

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In due giorni ho incontrato ragazzi e ragazze dell’alberghiero, dell’artistico e del professionale tra Borgosesia e Alagna, circa 150 studenti e una trentina di docenti di quasi tutte le materie. Non abituate all’interazione e al dibattito (l’esempio per la grande maggioranza delle generazioni dei diciotto/ventenni sono le trasmissioni dove non si discute e ragiona ma si gareggia, non importa se per diventare chef o cantanti) le classi faticano a prendere la parola, e questo è il primo dato. L’attenzione è al massimo quando sullo schermo appare Emma Watson/Ermione che afferma di essere femminista, ma poi è difficile articolare un pensiero sulla realtà.

Non c’è esitazione, invece, a posizionarsi da parte di alcuni dopo la visione di Amore, dimmelo, il video di Agedo (l’associazione delle famiglie di ragazzi e ragazze omosessuali) in cui madri e padri raccontano gioie e dolori del coming out dei figli e figlie. “Io non vorrei proprio saperlo se mio figlio fosse gay”, rompe il silenzio un diciottenne. Perché? Chiedo. “Perché non è normale, spero proprio che non mi capiti”. Chi è d’accordo con il vostro compagno? Partono le specificazioni: in molte e molti sottolineano che no, non è un problema l’omosessualità in sé, ma l’ostentazione di questa.

Il riferimento al gay pride è evidente; una ragazza si unisce al coro prevalente maschile di disapprovazione della (presunta) caratteristica di eccesso di ostentazione della sessualità ‘anormale’ sostenendo che andare in giro con una borsetta rosa non va bene per un uomo.
Una sola voce fuori dal coro: un ragazzo dell’ultima classe, chiaramente uno dei più studiosi, che prova a far notare che se si è infastiditi dall’atteggiamento da ‘checca’ che dire di quello di molti etero che fanno a gara, dopo il week end, nel vantarsi di quante ragazze si sono fatte al sabato? Non dà fastidio questo? Tentativo di pregio che, però, cade abbastanza nel vuoto: la normalità sessista è vissuta, appunto, come normale.

Una ragazza, dopo il discorso di Emma Watson, (che evidentemente non le è piaciuto), si lancia in una difesa articolata della ‘natura’.
In natura, afferma, ci sono le femmine che partoriscono i figli e i maschi che li difendono e procacciano il cibo. Anche per lei, dice, sarà così: avrò i miei figli, li allatterò, e mio marito provvederà alla famiglia. Provo a far notare alla classe che l’umanità ha da qualche tempo disgiunto il desiderio dalla riproduzione: le donne e gli uomini non si accoppiano solo per fare i bambini, ma perché la sessualità è piacere, comunicazione, intimità.
Certo, parte un ragazzo, ma è per questo che la natura ci ha fatto diversi: le donne sono fragili e gli uomini non possono esserlo, altrimenti non sono maschi.

Siamo nel pieno dell’immaginario che, per ridere, viene descritto nella famosa scena del film In&out, dove si testa il livello di virilità con la capacità di resistere al ritmo del sound di Gloria Gaynor. Lo propongo alle classi: la voce del nastro registrato tuona: ”Gli uomini non ballano, faticano, sudano, si spaccano la schiera, ma non ballano. Arnold Schwarzenegger non balla: a malapena cammina”. Nel film è una presa in giro della maschilità dominante, ma qui il paradosso è che in molti e molte la pensano proprio così.

La bella sorpresa arriva con la formazione finale, quella al pomeriggio del secondo giorno all’alberghiero. Sarà la location che aiuta, essendo l’istituto dentro ad un parco e avendo come sede un fascinoso ex hotel di lusso, i cui fasti sono ancora visibili nel salone da pranzo e in molte stanze e arredi che raccontano la piacevolezza della villeggiatura nei primi del ‘900. Sarà, mi fa notare l’insegnante di economia, che qui ragazze e ragazzi studiano sodo e lavorano fianco a fianco fin da subito, e sperimentano a turno ruoli di responsabilità assolutamente paritari, ma qui la musica cambia.

L’impressione è di avere davanti delle persone più adulte, negli sguardi e negli interventi colgo una maturità che non c’era nella maggioranza dei colleghi delle altre due scuole. Scopro, solo alla fine, che in molti avrebbero potuto lasciare l’aula un’ora prima, ma non si è mosso nessuno. Un bel regalo, e un sostegno a continuare, nonostante avere la ‘natura’ come avversaria non sia proprio una passeggiata.

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