Se al Senato, a breve, nulla sarà più come prima, una certezza resta: la pausa caffè e un pasto, preferibilmente caldo, continueranno ad essere garantiti. Fra poche settimane infatti verranno aperte le buste delle offerte per rilevare il servizio di ristorazione di Palazzo Madama. Un’impresa che mai si è rilevata così ardua. Soprattutto dopo gli aumenti dei prezzi che hanno fatto fuggire i senatori e gli altri frequentatori, anche tra gli habituè più accaniti. A vuoto il bando avviato nel 2014 che avrebbe assegnato le chiavi della mensa, della caffetteria e non solo per i successivi quattro anni, ora si tenta con una nuova gara: in palio il servizio, questa volta triennale, per un importo di poco superiore ai 6,2 milioni di euro.

CAFFE’, PLEASE Ma cosa rileveranno i nuovi gestori? Innanzitutto due ristoranti con servizio ridotto che, più o meno equivale a dire, due self service: quello di Palazzo delle Coppelle in cui si servono 550 pasti al giorno, che fanno 140 mila all’anno. E l’altro, al piano terra di Palazzo Madama, che garantisce una quota più modesta: 22 mila pasti all’anno, appena 160 al giorno. Altra voce, quella della caffetteria, i cui incassi annuali sono anch’essi in calo: 436 mila euro contro i 448 mila calcolati nel bando precedente. A quota 85 mila euro è stimato invece il servizio di ristoro e rappresentanza, altri 15 mila euro sono messi in conto come incassi di “aperture speciali”. In lieve aumento il valore del servizio di tabaccheria (114 mila euro), mentre cresce il peso dei distributori automatici. Quelli di alimenti e bibite sono arrivati a quota 21 e fruttano un incasso stimato in 177 mila euro.

ACQUA PER TUTTI Menzione a parte meritano gli erogatori di acqua di sorgente che salgono al numero di 100: i consumi hanno registrato una vera impennata, oltre 68 mila litri nel 2014 contro i 51 mila dell’anno precedente. Distributori e altro che a quanto pare resteranno dove sono. La realizzazione dell’appalto è soggetta infatti ad una condizione particolare: l’appaltatore sarà tenuto ad acquistare in proprietà le attrezzature fisse e mobili attualmente giacenti presso gli impianti di ristorazione del Senato e di proprietà del precedente gestore, al prezzo che sarà specificato nel capitolato d’oneri. Beni che, alla scadenza del contratto d’appalto, resteranno di proprietà dell’Amministrazione. Come pure dovranno essere assorbiti gli attuali addetti. E non è finita qui.

PLATEA ECCELSA I gestori dovranno essere comunque più che qualificati. A loro carico, infatti, l’onere di dimostrare di aver realizzato, negli ultimi tre esercizi, un importo relativo a servizi nel settore della ristorazione collettiva almeno pari a 7,5 milioni di euro. Una richiesta motivata da una esigenza specifica: “Assicurare elevati livelli di qualità del servizio e di affidabilità dell’appaltatore, in ragione della peculiare natura dell’appalto. Esso –  recita il bando in questione- , “ha ad oggetto i servizi di ristorazione del Senato della Repubblica nella loro interezza, rivolti ad una platea di fruitori particolarmente qualificata e con esigenze professionali e di rappresentanza non ordinarie”.

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