Stamattina alle ore cinque del mattino il rumore di un elicottero che ha sorvolato per ore il centro storico di Napoli nel corso del blitz contro il clan Contini che ha portato a circa 30 arresti ha svegliato certamente oltre me anche buona parte dei cittadini napoletani che vivono nel centro storico.

E’ gravissima, come da voi anche riportato in vari articoli, la situazione di spaccio di droga a Napoli che dà lavoro e previdenza sociale. La camorra imprenditrice che non solo spaccia, ma, per moltiplicare i guadagni, elabora, testa sui tossicodipendenti cronici e poi immette sul mercato, allo scopo di “fidelizzare”, droghe leggere i clienti ma che inducono dipendenza, con nuove pericolosissime associazioni di droghe psicoattive.

Esistono laboratori clandestini molto sofisticati, e, negli scantinati delle Vele di Scampia, autentici stabulari umani dove le nuove droghe vengono testate sui tossicodipendenti cronici. Questo è un atto criminale particolarmente turpe e non soddisfa neanche un minimo di criterio di sicurezza per i consumatori non abituali che diventano poi i consumatori finali di questo turpe e pericolosissimo mercato.

Accade così che a Scampia si venda droga che al Vomero, Posillipo, Chiaia si consuma e i ragazzi della Napoli-bene, prossima classe dirigente, si ritrovano non solo esposti a sostanze in grado di danneggiare pesantemente la loro testa, ma sono esposti a gravissimo rischio della vita perché assolutamente i loro organismi non sono preparati a ricevere queste dosi anche basse ma di associazioni farmaceutiche.

Esistono situazioni di sinergismo con potenziamento che, anche a basse dosi, mettono a rischio seriamente la vita dei consumatori non abituali. E’ questo il motivo per cui oggi senza perdere altro tempo dobbiamo quanto prima depenalizzare (non legalizzare) le droghe specie quelle considerate leggere e di “primo impatto” come marjiuana e derivati, per essere certi di avere sotto controllo come Stato la somministrazione di prodotto non pericoloso per la vita stessa dei consumatori e per sottrarre fidelizzazione e risorse economiche importanti alle malavita organizzate.

Venire a conoscenza anche oggi (Corsera) del fatto che i rampolli della ‘ndrangheta studiano Farmacia e comprano farmacie in Italia, specie al nord, non rappresenta affatto solo una volontà di scalare la scala sociale attraverso le farmacie, potrebbero benissimo scegliere di fare i medici o come in Usa e nel “Padrino” scegliere la carriera forense o finanziaria.

La scelta è determinata dal fatto che lo Stato italiano non vuole vedere che la determinazione del prezzo dei farmaci centralizzato in Aifa ha provocato e sta provocando importanti distorsioni del mercato interno finalizzato a produrre grandi guadagni attraverso la produzione e commercializzazione di farmaci in Italia da parte dei grossisti e dei farmacisti i quali poi, anziché indirizzarsi prioritariamente verso le nostre farmacie, a causa del prezzo centralizzato minore del prezzo di mercato libero europeo, indirizzano i farmaci prodotti prioritariamente all’estero, garantendo senza rischi in quanto legale, importanti surplus di guadagno da parte delle catene di grossisti e di farmacie.

Il problema è grave e nazionale, e osserviamo già gravissime distorsioni del mercato farmaceutico in Campania (vedi ad esempio caso Matachione).

E’ arrivato il tempo della farmacosofia: depenalizzazione delle droghe di abuso al fine di sottrarre risorse e garantire la testa dei nostri figli anche consumatori, introduzione del pubblico anche nel chiuso e privatissimo settore della produzione/distribuzione/commercio dei farmaci generici beni comuni, unico mezzo per garantire non solo farmaci efficaci e di qualità ai nostri concittadini ed ai nostri ospedali, ma anche un riequilibrio del mercato oggi deviato dalla centralizzazione della determinazione dei prezzi.

Esiste un grave squilibrio di mercato con prezzi stabiliti verso il basso per i farmaci generici e da banco, ed in eccesso senza validi controlli costo/efficacia dei farmaci sotto brevetto ospedalieri specie oncologici che sta creando l’ultima gravissima distorsione dell’intero comparto farmaceutico: oggi conviene più rapinare una farmacia ospedaliera che una banca. Esiste da tempo un mondo, quello della farmaceutica in Italia, che costituisce sin dal 2008 l’unico comparto industriale in netto attivo ed in costante e continua crescita.

Siamo primi in Europa, dati Sole 24 ore Sanità, e Farmindustria lo certifica, ma tutti i posti di lavoro (oltre 8mila), tutte le fabbriche, sono localizzate soltanto al nord e la privatissima industria farmaceutica non vuole fare sapere allo Stato italiano quanto perde ogni anno per non essere soltanto controllore ma diventando anche concorrente, come potrebbe fare con i vaccini e con le droghe.

Questo fatto sottrae eccezionali risorse economiche ai nostri ospedali ed al nostro sistema sanitario pubblico, per un settore, quello dei farmaci generici ivi incluso quelli psicoattivi come le droghe, in grado, da solo, non solo di contenere i costi, ma di assicurare importanti risorse per la sanità pubblica da destinare ad esempio al sostegno alla assistenza dei disabili e dei pazienti affetti da patologie rare o croniche.

E’ giunta l’ora della farmacosofia: sono l’unico tecnico medico e oggi anche candidato a sindaco in Italia che lo sta urlando da anni! Ci vuole un po’ di Stato, come concorrente e co-produttore, non solo mancato controllore, nel troppo privato e oggi altamente redditizio mercato farmaceutico, dai farmaci generici alle droghe di abuso.

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