E’ stato condannato a sette anni e sei mesi di reclusione Simone Borgese, il 34enne accusato di aver picchiato, rapinato e violentato una tassista.  L’episodio risale all’8 maggio scorso quando Borgese ha fermato il taxi guidato dalla donna nei pressi dell’Hotel Ergife, sulla via Aurelia, e, dopo vari cambi di percorso, si è fatto portare in viale della Pescina Gagliarda, una stradina sterrata e isolata in una zona periferica a sud di Roma. A condannarlo sono stati i giudici della quinta sezione penale del Tribunale di Roma che hanno disposto anche una provvisionale di 30mila euro a favore della vittima e di 10mila euro al Comune di Roma. L’uomo è accusato di lesioni, violenza sessuale e rapina. Nei suoi confronti il pm Eugenio Albamonte aveva chiesto una condanna a 7 anni: richiesta che i giudici hanno assecondato, con l’aggiunta di sei mesi.

L’uomo era stato preso grazie ad un identikit e alla testimonianza di un collega della tassista, che lo ha riconosciuto. Due giorni dopo il fermo, Borgese aveva ammesso le sue responsabilità e si era detto pentito: “Stavo aspettando l’autobus che non arrivava – aveva raccontato agli agenti – Ho visto quel taxi e l’ho fermato. Volevo tornare a casa. Non so cosa mi sia preso. E’ stato un raptus“. L’uomo è imputato anche in un altro processo, fissato per il 5 aprile: l’accusa è sempre di stupro ai danni di una ragazzina di 17 anni che sarebbe stata molestata all’interno di un ascensore nel giugno dello scorso anno. Tra i precedenti di Borgese anche un furto in un autogrill e un’aggressione al compagno della madre.

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