L’Italia ha una nuova ossessione che dura all’incirca da due anni.

Non stiamo parlando se sia arrivato il momento per Totti di appendere le scarpette al chiodo, né se Valentino Rossi riuscirà a vincere il suo decimo titolo mondiale, neanche dell’ultima stagione di Masterchef e nemmeno del tormentone Belen/De Martino.

L’attenzione di media e giornali è tutta concentrata sulla ministra Boschi.

L’ultimo exploit riportato dai diversi siti e valso numerose condivisioni è lo sketch in cui la ministra, durante un intervento alla scuola di Formazione Politica del Pd, si è tolta la giacca per il caldo (notiziona, eh). Il brusio della sala – difficile da confutare ma sicuramente assordante per la ministra – ha costretto la medesima a riportare l’ordine, chiosando con un “ragazzi, non sono mica rimasta nuda” corredato da gridolini da tredicenne invitata per la prima volta a giocare a ‘bottiglia’.

Bisogna dirlo, sono scene tristi che fanno quasi venir voglia di gridare “aridatece Cicciolina”.

La Boschi riveste una carica altissima di cui dovrebbe onorare l’enorme peso di responsabilità, tanto più grande in quanto prima donna a esercitarla.

Gli anni delle buffonate di B. sarebbero dovuti scomparire alle nostre spalle, quasi a regalarci l’illusione che forse era stato tutto un brutto, bruttissimo sogno. I siparietti dei politici dell’ultima ora non sembrano però destinati a dare un taglio netto col passato e la Boschi cavalca l’onda del successo mediatico che la sospinge sugli scranni più alti.

La Boschi adora ritrarsi come un soggetto desiderabile, ganza, elegante e moderna, la stampa lo sa e ne sfrutta a sua volta la popolarità. In questo modo però i mezzi di informazione, ma ancora di più la stessa ministra, affossano gli sforzi di tutte quelle donne concentrate nel riconoscimento del proprio lavoro e che con tenace serietà si fanno strada a prescindere dai chili di troppo messi su in Parlamento, dalle interviste sulle vacanze con le amiche o dagli spogliarelli verginal-popolari.

Un paio di anni fa in America, in una startup nella Silicon Valley, un neoassunto stilò la lista delle colleghe più hot dell’azienda e ne comunicò il risultato alla prima in classifica. Lei non la prese bene e informò il suo responsabile. Il giorno dopo il ragazzo fu licenziato.

In Italia questo non accadrebbe mai, ma in fondo quello che si chiede non è molto.

Si chiede di scegliere tra quello che è appropriato a quello che non lo è, separare il pubblico dal privato, l’istituzionale dall’informale. Se poi la Boschi quando è a casa vuole deliziare gli amici con uno spettacolo alla Salma Hayek in Dal tramonto all’alba bevendo Mezcal, liberissima di farlo.

Il fatto che chi prima di noi abbia fatto fare all’Italia una figura becera da eterni vitelloni, da politici sfaccendati, non giustifica il continuare a vivere la politica come Reality Stars anziché da dipendenti del popolo.

Oltretutto, là fuori ci sono donne che lottano con furore per trovare un posto nel mondo e vedere premiati i loro meriti, talenti e competenze al pari dei colleghi uomini.

Ridicolizzare la propria posizione per strappare un sorriso e alimentare il culto della bambolina vezzosa rema contro l’affermazione delle donne nel mondo del lavoro.

Di questo non ne abbiamo bisogno, sarebbe bello che tutti se ne rendessero conto.

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