E’ finito il tempo del “diritto di veto“. Anche da parte della “cosiddetta società civile” esaltata da giornali e televisioni. Il presidente del Consiglio Matteo Renzi pubblica la sua e-news e tra le altre cose commenta l’approvazione al Senato della legge sulle unioni civili, mandando un messaggio soprattutto a Massimo Gandolfini, coordinatore del Family Day, che all’indomani dell’ok del Senato al disegno di legge per le coppie omosessuali aveva minacciato conseguenze al referendum costituzionale di ottobre. “Agli opposti estremismi – scrive Renzi – voglio dire che è finito il tempo in cui in Italia qualcuno aveva un diritto di veto, di blocco. Siamo andati avanti sulle riforme anche quando i più ci dicevano di fermarci. A colpi di fiducia? Sì. Anche a colpi di fiducia quando era necessario. Non ci siamo fermati nemmeno alla sacrosanta esigenza di riconoscere diritti alle coppie omosessuali perché sarebbe stato incivile il contrario”.

Renzi ha ricordato che Gandolfini “ha detto che il popolo che lui rappresenta farà di tutto perché al referendum sulla Costituzione passi il No”. Così il capo del governo si dice pronto a fare anche un tour nelle parrocchie per difendere le riforme costituzionali che saranno sottoposte al voto degli italiani: “Che c’entra la difesa della famiglia con la riforma del Senato? – si chiede il capo del governo – Che c’entrano le coppie omosessuali con la cancellazione del Cnel? Che c’entrano i movimenti religiosi con le competenze regionali su energia e turismo? Nulla. E io con un sorriso accetto la sfida e se mi inviteranno andrò nelle parrocchie, come nelle realtà del volontariato, a dire il perché – a mio giudizio – è giusto che la riforma passi”. Secondo Renzi “purtroppo è una caratteristica ormai consueta di molti della cosiddetta società civile (e anche qualche sindacalista): una manifestazione, tre telecamere, due talk e zac, la politica politicante li ingloba subito nel sistema”. Accettando la sfida il presidente del Consiglio assicura: “Se qualcuno vorrà mandarci a casa per questo andremo a casa. Ma fino a quel momento, ostinati e sorridenti, continueremo a fare le cose che per noi servono all’Italia”. 

Gandolfini replica che il nesso c’è: sulla legge per le unioni civili “è stato violato il dibattito democratico. Cosa succederà domani con una sola Camera, dove la maggioranza sarà netta?”. Gandolfini aggiunge che “il popolo delle famiglie è un po’ deluso e amareggiato dal comportamento del premier e visto che le cose sono andate in questo modo, probabilmente votare contro il Senato cosiddetto delle Regioni, con l’abolizione di una Camera, potrebbe diventare un mezzo di precauzione politica importante”. Secondo il leader del Family Day il premier “ha sentito tutti tranne il popolo delle famiglie. La stepchild adoption è stata tolta soltanto perché all’interno del suo partito c’erano delle grandi resistenze. A riprova di questo ieri Serracchiani ha detto che metteranno mano alla riforma sulle adozioni e che in una settimana approveranno le ‘adozioni per tutti’. Mi chiedo che democrazia sia questa”.

Quindi il leader del Pd rivendica l’accelerazione sulla legge Cirinnà, “anche a costo di un voto di fiducia e di polemiche durissime”. Renzi si dice “abituato alle critiche, ma confesso di essere rimasto molto colpito quando ho visto in un tg una ragazza omosessuale dire: oggi è una brutta giornata, perché dopo questa legge sarà peggio di prima. Mi domando fino a che punto possa arrivare il rifiuto della realtà. La legge sulle unioni civili potrà non essere perfetta, ma nessuna legge lo è. Potrà avere dei limiti, è ovvio”. Il ddl approvato al Senato “segna oggettivamente un grande passo in avanti per i diritti dei cittadini omosessuali e quindi per i diritti degli italiani. Chi dice meglio niente che questa legge vive blindato nella propria ideologia; se invece lo fa – come penso – per ragioni di calcolo politico, auguri”.

Renzi parla anche d’altro, a partire dal rapporto con le istituzioni europee. “L’incontro con Juncker è stato una buona occasione per confrontarsi sul futuro dell’Ue senza giri di parole. Credo che sia ormai chiaro ai più che la posizione italiana non è tattica, ma strategica. Il problema oggi è che abbiamo molte regole (che non tutti rispettano) e pochi ideali (che forse non tutti condividono). Questo è il problema. Noi non battiamo i pugni sul tavolo per non rispettare le regole. Noi facciamo proposte concrete perché l’Europa sia più forte e l’Italia più consapevole”. “Il mondo – conclude sul punto il presidente del Consiglio – ha bisogno di un’Europa che si occupi di cose serie, che rilanci la crescita, che torni protagonista. L’Italia farà la sua parte, senza paura”.

Altro tema, la scuola. “Ricordate che abbiamo messo mezzo miliardo in più nella legge di stabilità 2016? Bene, il bando scade domani alle 23 (affrettatevi!) ma già adesso abbiamo ricevuto richieste per circa 660 milioni di lavori da fare”. Renzi ribadisce che “la stabilità delle aule dei nostri figli vale più di tutto. Di nuovo un appello agli enti locali: seguite i bandi, i progetti, le opportunità sull’edilizia scolastica. Perché far ripartire l’Italia dalla scuola non è uno slogan, ma una possibilità concreta”.

D’altra parte per il presidente del Consiglio l’obiettivo è ancora, dopo due anni di governo, quello di “sbloccare l’Italia dalla burocrazia, dalle risorse ferme negli angoli del bilancio, della paura degli amministratori e dei dirigenti, dalle incertezze del governo centrale”. Per questo, rivendica, nel 2015 “grazie alla prima modifica del patto di stabilità, gli investimenti dei Comuni sono passati da 10,9 miliardi a 12,6 miliardi. Più 15%, insomma. Diminuisce la spesa corrente, aumenta la spesa per investimenti: questo è ciò che serve, davvero”. Quest’anno con una “nuova organizzazione” del patto di stabilità, il governo si aspetta “una crescita di almeno un altro miliardo, come minimo (io spero di più, a dire il vero)”.

L’ultima questione sulla quale Renzi sottolinea l’azione del governo è quella sulla riforma elettorale. “A proposito di elezioni, un’ulteriore conferma della bontà della riforma elettorale italiana viene… dall’Irlanda. Dopo ciò che è accaduto in Portogallo e poi soprattutto in Spagna, adesso la sorpresa viene da Dublino dove sarà più difficile formare un governo stabile. Alla fine ci chiederanno di copiare l’Italicum, scommettete?”. In Portogallo è nato, a fatica, un governo di coalizione di sinistra; in Spagna le forze politiche – in un sistema frammentato dalle ultime elezioni – non riescono a trovare un accordo e da due mesi non c’è un governo nuovo (e è sempre più vicino il rischio di un ritorno alle urne); lo stesso è accaduto, secondo i primi risultati, in Irlanda.

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