E’ la stessa storia che si ripete ogni cinque anni. Le votazioni presidenziali infine ritornano. In cambio ci sono un paio di colpi di stato, un regicidio, i regimi di eccezione e quelli di transizione. Nel Niger si realizza una delle leggi fondanti della termodinamica. In politica nulla si crea e nulla si distrugge a parte la verità. Dove la campagna presidenziale di uno dei candidati si è svolta dal carcere e l’altra come un concorso a premi. Avremo visto quanto la democrazia migrante può offrire di meglio.

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Bollettini di voto irregolari, seggi movibili e votanti clandestini. I dati passano dal cellulare ai sistemi di filtraggio tra opposizione e potere . Le commissioni elettorali indipendenti sono come altrove i Cie di triste invenzione. Centri di identificazione e di espulsione dei voti indesiderati. Tutto nella norma per la conservazione del potere.

La politica riprende e applica il principio sopra citato. Nel sistema isolato lei, la politica, non si crea e neppure si distrugge, ma solo si trasforma, passando da una forma all’altra. E’accaduto in queste ultime elezioni i cui risultati ufficiali arriveranno non documentati tra non molto. Ore di ritardo per l’aperura dei seggi, evasione di carte elettorali, seggi a rotelle e processi verbali rifugiati altrove. La politica del paese è l’esatto specchio delle elezioni e persino il contrario rimane vero. La seconda legge della termodinamica è in fase di esperimentazione e consiste nella somma finale del prodotto. Si raggiungerà il montante necessario di voti per arrivare al secondo turno elettorale. La matematica è una scienza del tutto relativa ai rapporti di potere in gioco. Il numero dei votanti dipende dal vento che soffia sulla campagna elettorale.

Persino i lavoratori del controllo aereo hanno profittato della scadenza elettorale per esigere migliori condizioni di lavoro. Lo sciopero che continua da qualche giorno provoca il blocco quasi totale dei voli. Diori Hamani è il nome dell’aeroporto internazionale di Niamey. Il primo presidente della repubblica del Niger e anche oggetto del primo colpo di stato. Il militare autore del golpe dà il nome allo stadio di calcio. Le operazioni di conteggio dei vari bollettini di guerra elettorale si svolgono nella sala del palazzo dello sport. Tra aeroporto e stadio si gioca dunque la storia del Niger, complice il palazzetto poco lontano. Accanto a quest’ultimo giace l’altro capannone, quello delle ‘arti marziali’. La lotta tradizionale è lo sport che maggiormente attira l’attenzione e la passione dei nigerini. La politica ne costituisce l’applicazione.

Oltre sette milioni gli elettori probabili che passano poi a circa la metà nello spazio di due giorni. Alcune migliaia di seggi elettorali appaiono e spariscono poco dopo. I bollettini di voto rappresentano i volti dei candidati colorati in modo diverso a seconda del partito. Schede nulle o sopravvalutate per tornare più volte all’urna. Biometrie d’occasione e bambini mandati in avanscoperta per identificare il seggio. Ore d’attesa per mancanza di documenti, testimoni, luce, liste, personale e osservatori di rito. Le votazioni sono l’atto magico per eccellenza. Si mettono fogli di carta in un’urna e ne esce un presidente per cinque anni. Lui poi coabiterà con l’assemblea nazionale composta da 171 deputati, non uno di meno. Anche per questo si prega Dio, i libri sacri e si giura sul Corano di non tradire la fiducia del popolo. Allah non dice mai di no.

Si arriva infine all’ultima legge della termodinamica politica. Un misterioso 48,4 per cento e un rilevante 17,7 per cento. Rispettivamente il candidato presidente che si propone per un secondo mandato e lo sfidante in carcere dal suo ritorno al paese. La legge della compensazione e del compromesso si traveste in arte nelle mani della commissione indipendente elettorale. Trasforma dati e ricrea nuovi e inediti paesaggi elettorali. La legge in questione si avvicina all’alchimia o al miracolo nigerino. Il secondo turno sarà tra un mese. Il principio ben noto dell’energia sarà riconfermato. In God we trust: c’è scritto anche sul dollaro.

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