“Nonostante abiti nei paraggi del Castello aragonese, vederlo ogni giorno non mi stanca mai! … La storia del castello è molto affascinante, per tutti gli utilizzi che ha avuto nel corso dei secoli. Ad oggi è museo archeologico dei Campi Flegrei… Purtroppo, così come tutte le attrazioni storiche della zona, la gestione lascia un po’ a desiderare, per quanto riguarda la flessibilità degli orari di apertura e chiusura. Inoltre spesso non tutte le aree sono visitabili, a causa di continui restauri”. Il turista che ha lasciato il suo commento su Tripdvisor, dopo averlo visitato a gennaio, ha sintetizzato egregiamente luci ed ombre della fortificazione costruita sul finire del XV secolo da Alfonso d’Aragona, e interessato da radicali restauri cinquecenteschi. “Dal 1993 infine è divenuto sede del Museo Archeologico dei Campi Flegrei, che consta di sei sezioni topografiche rispettivamente dedicate a Cuma, Puteoli, Rione Terra, Liternum, Baia e Misenum, articolate in cinquantasei sale museali”, ricorda la scheda nel sito del Circuito Informativo Regionale della Campania per i Beni Culturali e Paesaggistici.

Peccato che nel Museo che racconta la storia degli antichi siti presenti nei Campi Flegrei, tra tutte le sezioni siano attualmente visitabili, per interventi di restauro e carenza di personale di vigilanza, solo quelle di Cuma (sale nn. 1-24), di Pozzuoli (sale nn. 25-46) e di Rione Terra (sala n. 47), mentre sono chiuse le altre per ragioni di sicurezza. Chiusura che si protrae sfortunatamente per visitatori e addetti ai lavori da tempo.

Ma i disagi non finiscono qui. A quelli che ormai è possibile definire “cronici” se ne aggiungono altri. Più occasionali, ma non per questo meno fastidiosi. Un episodio per tutti, anche se non recentissimo. La chiusura al pubblico della Piazza d’Arme, dove sono esposti i materiali provenienti dalle indagini nel Rione Terra, a Pozzuoli, nel settembre 2013 e dell’intero Museo per un giorno dello stesso mese per permettere alla Warner Bros Entertainment Italia Spa di effettuare alcune riprese del film The Man from U.N.C.L.E, del regista inglese Guy Ritchie.

Quanto le visite parziali siano penalizzanti lo dimostrano inequivocabilmente i numeri. Gli ingressi nel 2015 sono stati 20.693, mentre l’anno precedente 27.035 e nel 2013 20.220. Un’oscillazione considerevole che in ogni caso sembra indicare la percezione da parte del fruitore di un servizio non del tutto soddisfacente. Per rendersene pienamente conto è sufficiente scorrere i commenti di quanti
hanno visitato il Museo negli ultimi mesi.

Uno spazio museale così straordinario non può mostrarsi in questa maniera. Il timore che anche in prospettiva non ci si possa attendere niente di meglio per quanto riguarda la fruibilità, si rafforza. In attesa di qualche significativo cambiamento.

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