C’è il primo via libera alla legge sul Conflitto di interessi. La Camera ha approvato il ddl con 218 voti favorevoli e 94 no di Forza Italia, Sel, Movimento 5 stelle e i verdiniani di Ala. La Lega Nord si è astenuta. Ora il testo passa a Palazzo Madama. Nei giorni scorsi c’erano state numerose polemiche in commissione sul testo del provvedimento: il relatore di Fi Francesco Sisto si era dimesso in polemica e aveva accusato i democratici di fare asse con i 5 stelle. “E’ una legge scellerata”, ha attaccato ancora in queste ore, “densa di pregiudizi e presunzioni, sullo chassis del veicolo disegnato dal Movimento 5 Stelle ma con la scocca modellata dalla parte del Partito democratico più ideologica e legata alla lotta di classe. Il risultato è un meccanismo mostruoso, che dà la possibilità, tutta sovietica, a dei superburocrati di entrare a piedi uniti sull’attività politica”.

I dem difendono il testo perché “equilibrato”, mentre i grillini invece lo attaccano definendolo “ddl fasullo”: il M5s durante la discussione ha protestato con cartellini rossi e fischietti. Tra i punti più contestati c’è il ruolo affidato all’Antitrust e le nuove modalità di elezione dei suoi componenti: “L’organo”, ha detto il deputato M5s Andrea Cecconi in Aula, “che deve verificare il conflitto d’interessi, sarà nominato per tre quinti dalla maggioranza. I partiti hanno fatto di tutto affinché l’arbitro, l’unico che può sanzionare e limitare l’immorale deriva di interessi privati che i partiti vomitano nella pubblica amministrazione, venga scelto da loro. In pratica, si sono comprati l’arbitro, stanno truccando la partita”.

Antitrust eletta dal Parlamento – L’Autorità garante della concorrenza è chiamata ad attuare le norme previste dalla legge sul conflitto di interessi. E’ composta da cinque membri, tre eletti dalla Camera e due dal Senato, rispettando il principio dell’equilibrio di genere, scelti nell’ambito di elenchi rispettivamente di 12 e 8 componenti individuato dalle competenti commissioni dei due rami del Parlamento sulla base dei curricula pervenuti. Al suo interno elegge poi il presidente. Possono farne parte, secondo quanto previsto dal ddl, “persone di notoria indipendenza e di specifica competenza e professionalità, da individuarsi tra i professori universitari ordinari in materie giuridiche ed economiche, i magistrati delle giurisdizioni superiori ordinarie, amministrative e contabili, gli avvocati dello Stato, gli avvocati e i commercialisti dopo quindici anni di esercizio della professione nonché tra altre personalità provenienti da settori economici dotate di alta e riconosciuta professionalità e competenza”. Infine l’Autorità competente per l’applicazione della legge nei confronti dei membri dell’Antitrust è l’Autorità nazionale anticorruzione.

Norme per parlamentari e authority – Le norme previste dal provvedimento, riguardano chi ha incarichi di governo nazionale e regionale. Con regimi differenziati, riguardano anche i membri del Parlamento e i consiglieri regionali. Le regole valgono anche per le authority, Bankitalia compresa: per i vertici di Palazzo Koch e dell’Ivass serve un preliminare ok della Bce e un successivo decreto del presidente del consiglio. Per i componenti delle autorità indipendenti restano ferme le misure più restrittive, nel caso esistano.

Nuove regole per le coop – Anche gli amministratori delle Coop che sono fornitori dello Stato, saranno ineleggibili in Parlamento. Il settore più toccato è quello della vendita di servizi di gestione degli immobili, dove per lo più alcune grandi Coop sono fornitrici delle Pubbliche amministrazioni.

Blind trust all’italiana – Beni e attività patrimoniali dei membri del governo possono essere affidati in gestione, attraverso il meccanismo del blind trust ritoccato seguendo la tradizione giuridica italiana. Due le situazioni in cui scatta: quando il titolare di una carica di governo possiede, anche per interposta persona, partecipazioni rilevanti in settori chiave; oppure quando gli interessi patrimoniali e finanziari condizionano l’attività di governo.

Beni in vendita o dimissioni – L’Antitrust può disporre che chi è al governo venda i propri beni e le attività principali. Anche parzialmente. In alternativa, scaduto il tempo, scattano le dimissioni.

Controllo ad antitrust – L’Autorità verifica e ha poteri di indagine, anche usando le banche dati. I provvedimenti sono pubblicati online. Cambiano i criteri di nomina: i componenti salgono da tre a cinque e saranno eletti dal Parlamento e dovrà essere rispettata la parità di genere.

Dovere di informare non solo per chi governa, anche per i parenti – Le dichiarazioni devono essere rese all’Antitrust anche da parte del coniuge, dei parenti entro il secondo grado e del convivente. Si rischiano non solo multe (multa da 5 a 50 mila euro) ma anche un anno di carcere.

C’è anche il dovere di astensione – Scatta quando il provvedimento reca vantaggi economici al titolare.

Se incompatibili, possibile decadenza – Chi va al governo non può avere altre cariche pubbliche, svolgere un impiego, esercitare attività professionale, attività imprenditoriali, avere cariche, uffici o compiti di gestione in imprese o società pubbliche e private, in fondazioni. Accertata l’incompatibilità da parte dell’Autorità, chi governa deve scegliere. Se non sceglie, decade.

Se c’è conflitto, multe salate e cdm può annullare atto – Un atto emanato violando le nuove regole in materia di astensione non decade automaticamente ma sarà il Consiglio dei ministri a decidere. A disposizione, 30 giorni. Altrimenti l’atto decade. Previste comunque multe salate, dal doppio al quadruplo del vantaggio economico incassato.

Rafforzata l’ineleggibilità – Rispetto a oggi il conflitto di interessi riguarda anche i proprietari reali (e non solo gli amministratori) delle imprese per le quali è prevista l’ineleggibilità. Inoltre non si potranno cedere le attività che possono generare conflitto al coniuge o a i parenti o al convivente.

Stretta per consiglieri regionali – I consiglieri regionali saranno ineleggibili se hanno la titolarità o il controllo indiretto di un’impresa economicamente rilevante in regime di autorizzazione o concessione rilasciata dallo Stato o dalla Regione.

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