La mina vagante del quintetto è però l’australiano George Miller tornato di forza con una regia muscolare, carica a mille su esterni e macchina da presa in movimento, per il ritorno della saga di Mad Max: Fury Road: film che non ha di certo scontentato i fan in attesa di sequel da venticinque anni.

Miller ha 70 anni, ha già vinto un Oscar come miglior regista, ma di un film d’animazione (Happy Feet, 2006), e ha ricevuto tre nomination: due come miglior sceneggiatore (L’olio di Lorenzo, Babe), e uno come miglior regista sempre per Babe. Che un personaggio così istrionico come Miller sia ricordato nella bacheca degli allori hollywoodiani solo per maialini e pinguini piuttosto che per uno qualsiasi degli episodi di Mad Max risulta una di quelle bizzarrie da Oscar degne forse solo della nomination a Lina Wertmuller per la regia di Pasqualino Settebellezze nel 1977 assieme a Alan J. Pakula per Tutti gli uomini del presidente, Ingmar Bergman e John Avildsen che vinse per Rocky.

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Oscar 2016, la sfida per la miglior regia: ancora Iñarritu contro Miller, McCarthy, Abrahamson e McKay

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