È stata l’intuizione di un carabiniere a portare gli investigatori sulle tracce di Roberto Obert, il complice del 22enne Gabriele Defilippi che ieri mattina ha confessato l’omicidio di Gloria Rosboch, l’insegnante di 49 anni scomparsa il 13 gennaio scorso. Analizzando il traffico telefonico di Castellamonte (Torino) effettuato nel giorno della sparizione, il militare ha visto che un’utenza intestata a Obert chiamava più volte un’altra sua utenza.

Poi, dalle 16 del pomeriggio in poi, niente di più. Numeri sospetti. Così i carabinieri di Torino hanno portato in caserma l’uomo. “Quando vi ho visto arrivare mi avete tolto un peso”, avrebbe detto ai militari. Poi ha fatto parziali ammissioni che ieri sera hanno portato al fermo del giovane, che nella notte ha ammesso parzialmente la sua responsabilità, e della madre di lui, Caterina Abbattista.

Quella stranezza nei tabulati ha portato gli investigatori ad approfondire la figura dell’uomo, 52enne dipendente di un’azienda chimica. “Il secondo personaggio è rimasto molto nell’ombra e siamo arrivati a lui utilizzando una metodologia classica rivisitata”, ha detto il procuratore capo di Ivrea Giuseppe Ferrando. Si è scoperto che l’uomo era in contatto con il 22enne denunciato dalla Rosboch per la truffa da 187mila euro. Il compagno di Obert è un collega della Abbattista. “Gabriele e Roberto si conoscono da anni, da quando Gabriele era piccolo – ha spiegato il comandante provinciale dell’Arma Arturo Guarino -. Obert è affascinato dalla figura di Defilippi”. Dagli interrogatori è emerso che “tra i due c’era un rapporto affettivo”, hanno detto gli ufficiali dei carabinieri nel corso della conferenza stampa stamattina. Defilippi, ha aggiunto Ferrando, ha “una personalità molto forte” ed è “in grado di indurre le persone a fare cose, come nella truffa e come nell’omicidio”.

Quell’omicidio era stato pianificato nei dettagli alcuni giorni prima. Era stato fatto un sopralluogo a Rivara, dov’è stato trovato il cadavere. Poi il 13 gennaio Defilippi non ha usato il suo cellulare, così da non lasciare tracce e avere un alibi. I due, per non farsi intercettare, hanno usato dei telefoni per comunicare solamente tra di loro, entrambi intestati a Obert. All’analisi dei dati del traffico telefonico si è aggiunto lo studio dei filmati delle telecamere che riprendono le due automobili del 52enne girare a Castellamonte nei momenti in cui la Rosboch ha fatto perdere le sue tracce.

Questo è stato uno degli sbagli commessi in un’azione che “era stata pensata e architettata prima – ha detto il procuratore capo -. Il movente era la querela per truffa. Questa è stata la molla che ha scatenato l’ira e il risentimento di Defilippi”. I due uomini erano anche riusciti ad agganciare la professoressa. Avevano studiato i suoi movimenti, sapevano che il mercoledì l’avrebbero vista uscire da scuola e lì Gabriele, il suo ex alunno, si è fatto trovare. Le ha dato appuntamento alle 15 con la scusa di restituirle i 187mila euro sottratti con una truffa e lei è salita sull’auto di Obert, uno sconosciuto, perché si fidava ancora di Defilippi nonostante tutto.

Non si sa ancora a che punto sia stata uccisa e da chi dei due uomini, anche perché le versioni di Obert e Defilippi discordano su alcuni punti. Il primo “ha collaborato e ha detto dove era il corpo”. Ha detto che il ragazzo l’avrebbe strangolata e lui avrebbe gettato il cadavere nella vasca della discarica. Defilippi “ha reso dichiarazioni ribaltando completamente i ruoli”, ha continuato il procuratore. Uno accusa l’altro dello strangolamento e viceversa, un dettaglio che i carabinieri cercheranno di risolvere anche grazie all’autopsia che nel pomeriggio sarà assegnata al medico legale Roberto Testi. Lunedì invece un giudice valuterà la richiesta di convalida del fermo.

Per quanto riguarda la truffa Defilippi avrebbe cercato di coinvolgere nella vicenda il complice dell’omicidio. Quei soldi, però, sarebbero stati utilizzati dalla famiglia di Defilippi: “Ci sono una serie di movimenti bancari che dimostrano che la famiglia Abbattista-Defilippi faceva una vita che andava oltre i limiti consentito dallo stipendio unico della signora”, ha spiegato il comandante del Nucleo investigativo Domenico Mascoli. Avevano acceso un mutuo per la casa di Castellamonte e acquistato auto nuove. Per ora, invece, nessun dettaglio sulla seconda truffa che il ragazzo avrebbe fatto a un’altra insegnante della zona. Degli accertamenti vanno compiuti anche sul ruolo della madre: “Ha negato ogni coinvolgimento nella vicenda e ha ribadito che quel giorno era al lavoro all’ospedale”, anche se sarebbe smentita da alcuni dati, come le celle telefoniche e il cartellino delle presenze.

Al termine della conferenza stampa il comandante provinciale Guerino ha raggiunto la famiglia Rosboch per portare le condoglianze: “Siamo stati sempre in contatto con la famiglia – ha detto nel corso della conferenza -. Appena la persona ha confessato abbiamo mandato il maresciallo che più aveva confidenza coi genitori per comunicare la notizia”.

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