Il Califfato di Abu Bakr al-Baghdadi è soltanto l’ultima creatura occidentale e degli Usa in particolare. Stati Uniti che anche in Siria per liberarsi di un governo non prone ai loro interessi, hanno elargito ingenti somme di capitali finanziando i cosiddetti ribelli. Hanno venduto armi e permesso alle élite antidemocratiche della penisola arabica, d’Israele e della Turchia di edificare un muro sunnita da opporre a quello sciita sostenuto da Siria e Iran. Ovviamente, della declinazione sunnita o sciita, delle loro diatribe sorte già dopo la morte di Maometto, agli strateghi americani non interessa. Il loro obiettivo è di usare la religione che è molto radicata nel mondo musulmano, al fine di destabilizzare la regione mediorientale ed esercitare su di essa, attraverso degli stati satellite, il proprio dominio.

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Come è già accaduto in passato con ex partner come Bin Laden, Saddam e i talebani, anche i “ribelli” di oggi, in particolare quelli con la barba lunga dell’Isis, sono diventati all’improvviso immondi diavoli che vanno rimandati subito all’inferno a colpi di bombe. Ignorando che: “Più cadono le bombe, più si allungano le barbe”. Ma la radicalizzazione che genera paura in realtà è un obiettivo che una volta veicolato dai mass media spalanca le porte prima a nuove guerre e poi a governi fantoccio come quello iracheno e afgano.

Con il solito fittizio pretesto, nella fattispecie l’uso mai avvenuto di armi chimiche di Assad sulla popolazione, circa un anno fa sembrava che gli Usa fossero ad un passo da una nuova guerra. Poi la contrapposizione russa, le interviste di Assad negli Usa e le menzogne ancora calde sulle armi di distruzione di massa mai trovate in Iraq, frenarono l’ennesimo attacco di un Paese, gli Usa, che si è autoproclamato poliziotto del mondo.

Il non intervento diretto però non ha frenato il sostegno indiretto a chi si oppone sul campo ad Assad. Come sostenuto alla Cnn nel novembre 2015 dalla deputata statunitense Tulsi Gabbard, membro della Camera dei Rappresentanti per lo stato delle Hawaii: “Il denaro e le armi che la Cia sta fornendo per rovesciare il governo siriano di Assad sta andando direttamente o indirettamente nelle mani dei gruppi estremisti islamici, tra cui affiliati di al-Qaeda, al-Nusra, Ahrar al-Sham, e altri che sono i nemici reali degli Stati Uniti. Questi gruppi costituiscono quasi il 90% delle cosiddette forze di opposizione, e sono i combattenti più dominanti sul terreno”.

Assad, come ogni dittatore, dovrebbe essere scalzato. Ma l’azione spetta al popolo e non a potenze straniere che armano gruppi contrapposti solo perché attendono come sciacalli di spolpare il corpo del Paese. Un Paese come la Siria da sempre strategicamente molto ambito.

La Siria era destinata a diventare terreno di battaglia allorquando il presidente Bashar al-Assad si accordò nel 2012 con l’Iran sciita. Un accordo che prevedeva un gasdotto. Il tragitto del gasdotto contemplava un ampio transito in Siria il che avrebbe danneggiato gli interessi delle monarchie del Golfo, Arabia in particolare. Quest’ultima da sempre, nonostante la totale repulsione per ogni diritto democratico e di rispetto per le donne, fedele alleata statunitense.

I progetti degli Usa e degli stati satelliti nella zona erano però diversi. Il Qatar nel 2009 aveva, senza successo, proposto alla Siria di realizzare un gasdotto che, attraversando Arabia Saudita, Giordania, Siria e Turchia avrebbe rifornito anche l’Europa. In questo modo si sarebbe attuato un altro obiettivo a stelle e strisce che è quello di depauperare la sfera d’influenza russa sul vecchio continente. Con il gasdotto voluto dal Qatar il gas di Putin sarebbe diventato non più fondamentale per l’Europa.

Un’altra “colpa” della Siria è stata quella di aver sostenuto la causa palestinese; un errore imperdonabile per Israele e per il suo sponsor Usa. Israele che tra l’altro, come da tradizione, non rispetta le risoluzioni Onu che stabiliscono di restituire alla Siria le alture del Golan occupate nel 1967 nel corso della guerra dei sei giorni.

Eppure la tecnica statunitense dovrebbe essere nota ai tanti osservatori che colpevolmente dimenticano di sottolineare che la strategia degli Usa è sempre la stessa. Gli occultamenti perpetrati da giornalisti, scrittori, politici etc sono solo dimenticanze? Oppure è subordinazione al potere dominante che, specie nel nostro Paese, è particolarmente sentita? Qual è la tecnica Usa? Nonostante il lavoro di insabbiamento dei mass media occidentali essa è palese: appoggiare dittatori e gruppi criminali pur di raggiungere i fini graditi alle proprie multinazionali.

Intanto mentre le élite seminano conflitti per garantirsi crescenti introiti, il popolo siriano muore. Quelli che riescono fuggono. I più fortunati che non annegano giungono in Europa accolti da un crescente razzismo innescato da un’altra immonda guerra pianificata: quella tra poveri. Intanto, le élite brindano. Siano maledette.

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