Tutto è iniziato con una gallina a quattro zampe. Può una gallina essere un quadrupede? Per la piccola Gaia sì, perché così l’aveva sempre vista al supermercato, dove vendono le confezioni di pollo con quattro cosce. E’ stato allora che Lucio e Anna hanno preso quella decisione: mollare tutto, confort, pregiudizi, una casa a Genova e il lavoro, e girare l’Italia per sei mesi. Senz’auto e con poche centinaia di euro in tasca. Il risultato è “Unlearning, un inno gentile alla disobbedienza”, un documentario familydriven, lanciato attraverso la piattaforma web italiana Movieday, che permette al pubblico di organizzare proiezioni ed eventi nei cinema. Unlearning è diventato in poco tempo il manifesto della sharing economy e della decrescita felice e racconta di come Lucio Bassadonne, regista televisivo stanco di format ripetitivi, Anna Pollio, insegnante in aspettativa e la figlia Gaia, 5 anni, hanno girato l’Italia attraverso ecovillaggi, comunità, famiglie itineranti.

Unlearning – TEASER 2014 DOCUMENTARY [HD] Life begins at the end of your comfort zone? from Unlearning on Vimeo.

Come? Hanno barattato il loro lavoro in cambio di un posto letto e di pasti caldi, hanno percorso oltre 5000 km con il carpooling, trovato ospitalità grazie a Workaway e Wwofing, prestato la loro casa di Genova con Homelink e scambiato cene con il Grammo, pianificando tutto attraverso internet, “per poi scoprire che il passaparola tra una comunità e l’altra è stato il vero cuore dell’ospitalità”, racconta Anna. Bagaglio leggero e mente aperta, hanno lasciato a casa paranoie, retaggi culturali imposti, per conoscere, senza preconcetti, chi ha avuto il coraggio di cambiare.

“Un progetto temporaneo, più che un semplice viaggio, che ha lasciato un tratto indelebile nella nostra vita”, affermano. 180 giorni, 5000 km, 43 passaggi e 600 euro in se mesi partendo dalla Sicilia. Hanno zappato la terra, venduto zucchero filato, smontato tendoni da circo, frequentato ecovillaggi, incontrato madri che hanno scelto per i loro figli la scuola familiare, steineriana o libertaria, ex impiegati che hanno cambiato vita per diventare pastori e allevatori, persone che vivono in prossimità della natura e rifiutano la società dei consumi.

I tre protagonisti hanno chiuso in un cassetto della casa di Genova le loro insoddisfazioni, e si sono aperti al cambiamento, avendo solo un’idea di quello che avrebbero trovato. “La nostra vita, prima di Unlearning, era quella della maggior parte delle famiglie – racconta Lucio – lavoravamo otto ore al giorno a testa, bambina a scuola fino alle quattro del pomeriggio, babysitter. Quando arrivava il momento più importante della giornata, la cena, ci ritroviamo sfiniti a parlare di mutuo e bollette, organizzando un’altra giornata di sopravvivenza. Questo, prima di Unlearning, era il nostro unico modello di vita, lo stesso che stavamo trasmettendo a nostra figlia come assunto di verità. Abbiamo deciso così deciso di lasciare quell’unico stile di vita conosciuto, ‘disimparando’ la religione del confort, per condividere i tempi, gli spazi, le logiche e i meccanismi di relazione con chi ha un concetto diverso di famiglia, per renderci conto, poi, di come avremmo vissuto la nostra vecchia vita al ritorno”.

E allora, cosa è stato una volta rientrati dal viaggio? Il documentario lascia intendere ma non entra volontariamente nel dettaglio di una vita “convenzionale” a cui si è fatto inevitabilmente ritorno. Fa capire però che il cambiamento è già avvenuto in corsa, “un passaggio interiore, che riguarda il nostro modo di vedere le cose, il nostro approccio al quotidiano. E’ un cambiamento rispetto a quello che realmente serve e a quello che è superfluo, rispetto a quello che conta, come l’educazione di nostra figlia, e quello di cui possiamo fare a meno. Non sempre ci si può permettere di fermarsi – dice Anna –  e questo è più che realistico, ma è possibile disimparare per fare spazio al nuovo, fino a dove possiamo arrivare”. Perché Unlearning significa proprio questo, disimparare il pensiero dominante e guardare il mondo con occhio critico. “Il nostro viaggio – concludono Anna e Lucio – è un invito alla disobbedienza civile, una proposta per tutte le famiglie stanche della propria vita ripetitiva che da sempre si chiedono se un’altra vita è possibile”.

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