Nemmeno il tempo per il Tar dell’Emilia Romagna di depositare la sentenza che annulla le benedizioni pasquali entro le mura scolastiche, che si riaccende la polemica tra laici e cattolici. Tra chi, cioè, chiede di tenere i riti religiosi fuori degli istituti e chi, invece, vorrebbe consentire ai parroci di portare l’acqua santa in classe a fine lezione. Casus belli è il Comune di Coriano, la città da 10mila abitanti dell’entroterra riminese dove nacque il campione Marco Simoncelli. Nel 2009, anticipando il verdetto del Tar, gli istituti cittadini decisero non autorizzare più le benedizioni pasquali a scuola dopo che un gruppo di genitori, tramite diffida, chiese ai presidi di tenere la religione fuori dalle aule. La sentenza del tribunale amministrativo, tuttavia, ha riaperto il dibattito, e così il sindaco Domenica Spinelli, eletta nel 2012 con una lista civica appoggiata dal Pdl, ha stabilito sul tema di indire una consultazione tra i genitori degli alunni di Coriano.

Pochi giorni fa, infatti, il Tar regionale ha accolto il ricorso presentato nel 2015 da un gruppo di genitori e insegnanti dell’Istituto comprensivo 20 di Bologna, guidato dalla preside Daniela Turci, consigliera comunale del Pd, dopo che il consiglio scolastico, alla vigilia delle festività pasquali, aveva autorizzato la celebrazione delle benedizioni religiose in orario extrascolastico, ma entro gli spazi della scuola.

“Il principio costituzionale della laicità – scrivono i giudici nella sentenza – comporta equidistanza e imparzialità rispetto a tutte le confessioni religiose”. Non può, continua il Tar, “la scuola essere coinvolta nella celebrazione di riti religiosi che sono attinenti unicamente alla sfera individuale di ciascuno – secondo scelte private di natura incomprimibile – e si rivelano quindi estranei ad un ambito pubblico che deve di per sé evitare discriminazioni”.

Ma per il sindaco Spinelli non basta una sentenza del tribunale amministrativo a bandire l’acqua santa dalle scuole. “Il Tar – spiega Spinelli a ilfattoquotidiano.it – non è la Corte Costituzionale, la sua sentenza non è vincolante. Né può essere ritenuta espressione di un principio generale. E poi, temi così delicati non possono essere relegati al tribunale amministrativo, ma conta il pensiero di tutti”.

Il 17 febbraio, quindi, alle famiglie dei 1.200 alunni delle scuole di Coriano verrà recapitata una lettera con un questionario, al quale rispondere in forma anonima. I quesiti sui quali i genitori dovranno esprimere la propria opinione sono due: le benedizioni pasquali celebrate entro le mura scolastiche, appunto, e la presenza del crocefisso nelle aule. Certo, qualora vincessero i ‘sì’ al rito entro le mura scolastiche, e la pratica religiosa venisse reintrodotta a Coriano, potrebbero verificarsi nuovi ricorsi al Tar, come accaduto a Bologna. Oltre a quella del 2016, infatti, c’è un’altra sentenza del tribunale amministrativo regionale che nega le benedizioni entro le mura scolastiche, cioè la 250 del 1993, che dichiara illegittimi i riti religiosi tra i banchi poiché “del tutto estranei alla scuola e alle sue attività istituzionali”.

“Il voto dei genitori – precisa tuttavia Spinelli – non sarà vincolante: i questionari saranno aperti pubblicamente, ma poi spetterà ai dirigenti scolastici decidere se autorizzare o meno le benedizioni a scuola”.

L’iniziativa di Coriano è stata etichettata dall’Uaar, l’Unione degli atei e degli agnostici razionalisti, come “la clericalata della settimana”. “Siamo sconcertati – commenta Adele Orioli, responsabile delle iniziative legali dell’Uaar – specie perché il Tar regionale, che comprende anche il Comune di Coriano, ha appena ribadito che la scuola pubblica è, e deve essere, di tutti. L’iniziativa del sindaco viene presentata come il desiderio di seguire la volontà popolare, ma in realtà rappresenta un atto che eccede il suo potere, e spreca soldi pubblici”.

“La scuola a cui abbiamo iscritto nostra figlia – scrive anche una coppia di genitori in una lettera indirizzata a Spinelli, pubblicata dal sito Altrarimini.it – e lo Stato in cui risiediamo sono entrambi laici e aconfessionali”.

Ma il sindaco Spinelli respinge ogni accusa: “In Italia siamo soliti non ascoltare nessuno, e ciò che decide una piccola parte deve essere subìto da tutti gli altri. Come sindaco è mio dovere ascoltare tutti”. L’Istituto comprensivo 20 di Bologna sta valutando il ricorso in appello contro la sentenza del Tar, continua il primo cittadino di Coriano, “quindi evidentemente il verdetto non è così nitido: solo il Consiglio di Stato può scrivere la parola ‘fine’ sulla questione. Solo allora tutti si dovranno adeguare”.

Articolo Precedente

Aemilia, il primo pentito. Pronto a collaborare Giglio, “la cassaforte di Grande Aracri”

next
Articolo Successivo

Modena, Castelfrigo applica contratto nazionale per i facchini. Cgil: “Svolta storica”

next