Nella vita di Karol Wojtyla è entrata più di una donna.. Il carteggio inizia nel 1973, quando Wojtyla era già cardinale arcivescovo di Cracovia, e arriva fino al 2005, ovvero a pochi giorni dalla morte del Pontefice. Più di 30 anni di confidenze e di un’intensa amicizia con una donna che Wojtyla, nel 1976, due anni prima di diventare Papa, definisce “un dono di Dio”.

Mia cara Teresa – scrive il Pontefice polacco – tu parli di essere separati, ma io non so trovare risposta a queste parole”. In un’altra lettera datata sempre 1976 si legge: “Già l’anno scorso stavo cercando una risposta a queste parole ‘io ti appartengo’, e finalmente, prima di lasciare la Polonia, ho trovato il modo, uno scapolare”. L’allora cardinale donò alla Tymieniecka quel piccolo oggetto di devozione alla Madonna del Carmelo. Un segno della “dimensione in cui ti accetto – scrive ancora Wojtyla – e ti sento dappertutto e in ogni genere di situazione, quando sei vicina e quando sei lontana”. Un rapporto spirituale come ci tiene a chiarire Stourton: “Direi che sono stati più che amici, ma meno che amanti”.

Tra Wojtyla e la Tymieniecka l’amicizia nacque per caso, nel 1973, quando la donna cercò l’allora cardinale per un libro di filosofia che il futuro Papa aveva scritto. Iniziò così un’intensa corrispondenza, tanto che la Tymieniecka decise di partire dagli Stati Uniti dove si trovava verso la Polonia per discutere della revisione di uno dei testi scritti da Wojtyla. In un primo momento le lettere del cardinale erano molto formali, ma pian piano nacque una profonda amicizia tra i due che rese il loro carteggio molto più confidenziale. Per questioni di lavoro i due si incontrarono spesso, a volte in presenza del segretario, il fedelissimo Stanislao Dziwisz, per 40 anni accanto a Wojtyla, a volte da soli. Dalle lettere, ma anche da centinaia di fotografie che li ritraggono insieme, emerge che la donna avrebbe mostrato i suoi “intensi sentimenti” per il Papa polacco che invece avrebbe cercato di dare una direzione più amichevole al loro rapporto. Dopo la morte della Tymieniecka, nel 2014, il carteggio e le fotografie che lo accompagnano sono stati ritrovati.

Fino a oggi si conosceva la storia di Wanda Poltawska, infermiera polacca legatissima al futuro Papa che per lei chiese e ottenne da padre Pio il miracolo della guarigione dal cancro, improvvisamente scomparso prima dell’intervento chirurgico. Una vita segnata dalla drammatica esperienza nei campi di concentramento, dove fu sottoposta a esperimenti medici, fino all’incontro con don Karol Wojtyla che divenne la sua guida spirituale e il suo amico fraterno al punto di chiamarsi reciprocamente fratello e sorella. I campeggi trascorsi insieme, la malattia e la miracolosa guarigione di Wanda, le riflessioni spirituali sono tutti svelati nel lungo carteggio tra i due pubblicato, dopo la morte del Papa polacco, nel volume Diario di un’amicizia, che suscitò non poche polemiche.

Fu proprio Wanda, al capezzale di Wojtyla la sera della sua morte, il 2 aprile 2005, a somministrare al Papa l’ultima iniezione di antibiotico al posto di suor Tobiana. Quest’ultima altra donna chiave nella vita del futuro santo che aveva assistito per oltre 40 anni prima a Cracovia e poi a Roma e alla quale, nelle ultime ore di vita, aveva chiesto: “Lasciatemi andare alla casa del Padre”. Una richiesta, rivelata al mondo dall’allora portavoce vaticano, Joaquín Navarro-Valls, con la quale Wojtyla aveva rifiutato ogni tipo di accanimento terapeutico sul proprio corpo. Nei 27 anni del suo pontificato san Giovanni Paolo II è stato il primo, e fino a oggi l’unico Papa, a scrivere, nel 1995, una lettera alle donne nella quale celebrò il “genio femminile”. Così come la prima poesia di Wojtyla, Sulla tua bianca tomba, scritta a 19 anni, è rivolta a una donna: la mamma Emilia morta 10 anni prima.

Twitter: @FrancescoGrana

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