Hanno segato le sbarre del magazzino dove avevano avuto il permesso di lavorare, hanno scavalcato il muro di cinta calandosi all’esterno grazie a una corda fatta di lenzuola legate e sono fuggiti. Come in un film. Senza che nessuno sia riuscito a impedirlo. E forse neanche a notarlo. La doppia evasione di ieri a Rebibbia riporta in primo piano la situazione nelle carceri italiane. E, soprattutto, il rapporto inversamente proporzionale tra numero di detenuti e reati commessi. Pur essendo gradualmente diminuite le cifre di chi è costretto a stare in cella (questione che in passato ha creato un allarme sovraffollamento), continuano a verificarsi molti eventi critici, come aggressioni e reati, con cifre in clamoroso aumento. La conferma è arrivata dai diffusi solo pochi giorni fa da uno dei sindacati degli agenti, la Uilpa Penitenziari, sulla base delle statistiche ufficiali 2013-2014-2015 fornite dal Dap, il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria. Nel 2015 – si legge nelle tabelle – i reati commessi da detenuti sono raddoppiati rispetto al 2013, passando da 983 casi a 1.812, con un balzo anche rispetto al 2014, quando gli eventi registrati furono 1002.

Devastazioni e atti vandalici sono passati da 663 nel 2013 a 955 l’anno successivo a 1.379 l’anno scorso. In forte aumento anche i casi di aggressione ai danni degli agenti da parte dei detenuti passati da 344 nel 2013, a 394 nel 2014 a 422 nel 2015. Più che raddoppiate le sanzioni disciplinari comminate ai detenuti: erano 207 nel 2013, sono state 238 l’anno dopo e 537 l’anno scorso. Un’ulteriore spia della situazione nelle carceri la dà la cifra relativa alle risse dietro le sbarre: dalle 38 rilevate nel 2013, sono salite a 44 nel 2014 e a 53 nel 2015. Sul fronte dei suicidi, tra i detenuti ci sono stati 42 casi nel 2013, 43 nel 2014 e 39 nel 2015; a questi dati vanno aggiunti quelli relativi ai tentati suicidi, che sono stati 6.854 nel 2013, 6.889 l’anno dopo e 6.987 lo scorso anno; e quelli sugli atti di autolesionismo, con circa 6.800 episodi ogni anno. Il numero dei suicidi mantiene quindi una sostanziale stabilità, restando molto elevato. Sette gli agenti che si sono tolti la vita nel 2013, saliti a 11 nel 2014 e scesi a due nel 2015.

A questi numeri possono essere collegate le polemiche rispetto a quanto avvenuto a Roma. Nel perimetro esterno di Rebibbia “non vi è più sorveglianza armata: la sicurezza è oggi demandata ad una autopattuglia che provvede alla sorveglianza dell’intero perimetro detentivo”. E’ quanto segnala in una nota Leo Beneduci, segretario generale del sindacato di polizia penitenziaria Osapp, nella nota in cui dà notizia dell’evasione fornendo ulteriori particolari.

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