Mercati europei di nuovo tutti in positivo in scia al rimbalzo di Tokyo e dopo la chiusura positiva di venerdì a valle di una settimana dominata dalla volatilità. Le piazze principali del Vecchio Continente hanno chiuso tutte in rialzo, a partire da Milano (+3,19%), seguita da Parigi a +3,01%, Francoforte a +2,67% e Londra a +2,04 per cento. Positivo, per l’Italia, anche il fronte obbligazionario con il differenziale (spread) di rendimento tra i titoli di Stato decennali italiani e quelli tedeschi che in giornata è sceso a 132 punti e ha chiuso a 137 dai 138 di venerdì.

Secondo Bloomberg, la maggior parte degli analisti sono ottimisti sull’andamento dei listini di qui a fine anno. Al rialzo di lunedì ha contribuito anche una lieve ripresa dei prezzi del petrolio, nonostante domenica, in seguito alla fine dell’embargo, siano partite dall’Iran le prime petroliere per la consegna di quattro milioni di barili in Europa. L’aumento delle quotazioni è stato influenzato sia dalla notizia che i Paesi membri dell’Opec sarebbero pronti a cooperare su un taglio della produzione sia dal fatto che la settimana scorsa Teheran ha cancellato la conferenza, annunciata dal 22 al 24 febbraio, durante la quale avrebbero dovuto essere annunciati nuovi contratti di investimento da parte delle multinazionali del settore.

Segnale, secondo Reuters, del fatto che lo scontro tra fazioni politiche sta danneggiando i piani di rilancio del settore energetico. La conferenza era stata già rinviata cinque volte a causa delle sanzioni e ora i rivali conservatori del presidente Hassan Rouhani si oppongono ai nuovi contratti sostenendo che sono incostituzionali perché le risorse naturali iraniane non possono essere possedute da stranieri. Il Brent è risalito a 33,7 dollari al barile, contro i 33,3 di venerdì, mentre il Wti è a 32,12 dollari contro i 29,4 dell’ultima chiusura.

A tirare la volata in apertura era stato invece il forte rialzo della borsa giapponese, che ha chiuso a +7,16% nonostante i dati negativi sul pil. Nel quarto trimestre l’economia ha registrato una contrazione dello 0,4% e i consumi continuano a rimanere deboli malgrado la politica espansiva (Abenomics) messa in atto dal governo nipponico negli ultimi tre anni.

In calo invece la borsa di Shanghai: l’indice principale ha archiviato la prima seduta dopo una settimana di chiusura per il Capodanno a -0,63%. Lunedì sono arrivati nuovi dati negativi sull’andamento dell’economia di Pechino: l’export a gennaio è calato del 6,6%, a 175 miliardi di dollari, mentre le importazioni hanno registrato un arretramento del 14,4 per cento.

Articolo Precedente

Banca Etruria, dal conto dell’insolvenza spuntano anche le missioni in Kazakistan e Kirghizistan

next
Articolo Successivo

Debito pubblico, nel 2015 su di 33,8 miliardi a 2169,9. Il picco a novembre

next