stat“Fra le tante forme di discriminazione che vanno combattute, assieme a quelle razziali, religiose e omofobiche, c’è quella di classe, fra i ricchi e i poveri. Perché chi ha meno possibilità viene vessato o penalizzato in questo sistema consumistico”, afferma Oscar Giammarinaro, frontman della band torinese Statuto, mentre parla del nuovo album intitolato Amore di classe. Parole sante le sue, ma c’è sempre l’eccezione che conferma la regola, ed è il successo ottenuto dall’ex Statuto Ezio Bosso sul palco del Festival di Sanremo, che fino al giorno prima era un perfetto sconosciuto e ora è primo nelle classifiche di iTunes. L’intervista è fissata per il giorno successivo l’esibizione di Ezio al Festival, e oSKAr risponde dall’aula della scuola media dove insegna Musica, attorniato dai suoi studenti.

Oscar, qual è il parere dei tuoi alunni su questo nuovo album?
Non so quale sia, perché chiaramente davanti a me non danno un giudizio obiettivo.

Le influenze della cultura Mod sia nel sound sia nelle tematiche affrontate nelle canzoni sono evidenti, basta ascoltare l’attacco di Batticuore.
Il movimento Mod è la prima cultura multietnica apolitica della storia, che fonde insieme lo stile afroamericano, giamaicano ed europeo. Sicuramente rappresenta il più evoluto movimento giovanile spontaneo. Abbiamo riassunto questo concetto nel brano Ritmi di metropoli, nel verso che fa “Ritmi di metropoli, suoni multietnici, abiti impeccabili: siamo noi”.

L’accostamento a un disco come Quadrophenia degli Who, è inevitabile essendo anche il vostro un concept album.
Amore di Classe è un disco composto da 12 brani scritti con criterio consequenziale, come se fosse una vera e propria fiction. Ogni canzone rappresenta una puntata della storia che si disvela andando avanti nell’ascolto. È il nostro primo e unico concept album in oltre trent’anni di carriera, e racconta la difficile storia d’amore tra un giovane mod, Adamo, proveniente da una famiglia operaia, ed Eva, ragazza di una famiglia benestante. Sullo sfondo ci sono alcuni aspetti della vita sociale, di una Torino contemporanea dove non mancano i riferimenti con l’attualità e la crisi economica, all’attitudine mod e al mondo degli ultras. È un racconto agrodolce, uno spaccato generazionale sull’appartenenza di gruppo e sull’amore come motore per superare le differenze sociali.

Il potente approccio all’hard rock degli Who aveva le proprie radici nelle complesse interazioni sociali in atto in Inghilterra. Pete Townshend ha spiegato che il suo stile aggressivo alla chitarra e il caos generato sul palco era una reazione ai soprusi subiti dalla generazione che aveva vissuto la Seconda guerra mondiale, che considerava i ragazzi degli anni 60 delle “femminucce”. Gli Statuto invece verso cosa dirigono la loro ribellione?
Per noi il Modernismo è la soluzione migliore per vivere in un sistema che non ci piace affatto, e quindi la ribellione consiste nel pensare di poter essere qualcuno per quello che si è non per quello che si ha. Quindi non è necessariamente mettendosi contro il sistema che si risolvono i propri problemi, ma cercando di cambiare dal di dentro senza mai farsi ghettizzare o autoghettizzarsi. Questo è il senso dell’essere mod. Poi il discorso delle chitarre spaccate sul palco è prettamente musicale: è importante al livello estetico come gli scooter e l’abbigliamento, ma la vita mod va al di là. La parte fondamentale del modernismo è la vita quotidiana, è l’azione e reazione a quello che non piace.

Le vostre canzoni sono destinate specialmente a un pubblico giovane.
Noi ci rivolgiamo a un pubblico giovane perché la maggior parte di quelli che vengono ai nostri concerti è composto da ragazzi che vanno dai 16 fino ai 25 anni. Quelli che comprano i nostri dischi invece sono più grandicelli. I giovani di oggi ascoltano la musica su altri supporti, magari dal cellulare o dal tablet, scaricano dalla Rete. L’acquisto del disco è sempre meno diffuso, purtroppo. Le nuove generazioni non sono ben abituate all’ascolto, alcuni non sanno nemmeno cosa sia un disco in vinile. Comunque sicuramente ci rivolgiamo ai ragazzini perché sono loro per primi che si rivolgono a noi.

Gli Statuto si presentarono nel ’92 al Festival con un brano Ska, Abbiamo vinto il festival di Sanremo. Che ricordo hai di quell’esperienza?
È stato tutto molto divertente! E pensare che inizialmente non volevamo nemmeno partecipare. Ricordo che facemmo una votazione in piazza Statuto assieme agli altri mods, che erano tutti favorevoli tranne un astenuto e un contrario. Quell’esperienza ci è servita per farci conoscere dal grande pubblico. Da allora riusciamo a vivere grazie alla nostra musica, anche perché la storia ha dimostrato che non siamo cambiati minimamente, né esteticamente né ideologicamente.

Il vostro ex compagno Ezio Bosso è stato la special guest dell’edizione di quest’anno, lui adesso calca altri palcoscenici.
Ci vediamo regolarmente con Xico, è venuto in piazza dello Statuto solo due sabati fa. Siamo molto amici, abbiamo studiato insieme al conservatorio, ha fatto parte degli Statuto e quando è andato via non ci siamo mai persi di vista. Sapevo tutto su quel che stava preparando e che sarebbe andato al festival. Siamo molto legati, per me è una soddisfazione infinita averlo visto apprezzato dal pubblico.

C’è un po’ di invidia per lui che cambiando genere si è guadagnato altro tipo di attenzioni?
Noi siamo Mod e a noi non interessa l’omologazione. Sicuramente Ezio sta vivendo un periodo artistico meraviglioso, ma il livello qualitativo di un musicista come lui non può essere neanche paragonato a quel che facciamo noi. Essere invidiosi per un fratello come Ezio sarebbe da pazzi, credo anzi che bisogna ammirarlo. E poi a noi non interessa cambiare genere, componiamo la nostra musica in base ai nostri gusti e alle nostre attitudini.

Dice Pete Townshend che la rockstar è un brutto mestiere per invecchiare.
Beh, per noi il problema non si pone visto che non siamo rockstar… sono altre le rockstar. Sicuramente non siamo noi. Però abbiamo marcato il nostro territorio e segnato la nostra storia musicale.

Quali sono le vostre ambizioni legate a questo disco?
Che attraverso questo disco si riesca a far conoscere a più gente possibile la nostra cultura, la nostra identità, il nostro gusto, il nostro stile che è quello mod a più gente possibile, soprattutto ai giovani.

Siete attualmente in tournée, sabato suonerete a Roma all’ex Snia. Cosa ci si dovrà aspettare?
Il concerto è diviso in due parti, nella prima eseguiamo tutto il nuovo disco, mentre nella seconda faremo tutte le nostre canzoni più conosciute.

Ci saranno chitarre spaccate sul palco?
Speriamo di no, con quello che costano… gli Who se lo potevano permettere, noi no.

Articolo Precedente

Donato Zoppo e ‘La filosofia dei Genesis’

next
Articolo Successivo

L’Islanda raccontata in musica: quando un disco nasce in spazi infiniti tra ghiaccio, terra nera e mare. Il video diario di Dardust

next