Sabato 13 febbraio si terrà a Roma, organizzato da Rifondazione Comunista e dal Partito della Sinistra Europea un convegno dal titolo “Sinistra: in Europa la fanno plurale”. Vi saranno molti ospiti europei e un rappresentante del Frente Amplio uruguaiano. Non crediamo nell’importazione di modelli ma – essendo Rifondazione l’unica formazione italiana aderente al Partito della Sinistra Europea – ci sembra opportuno proporre un confronto con le altre esperienze di sinistra antiliberista che si sono sviluppate in alternativa ai socialisti e come esperienze plurali, non come partiti monolitici.

La proposta che vogliamo avanzare e discutere nel convegno è molto semplice: noi pensiamo che in Italia sia necessario dar vita ad una forza politica unitaria e plurale che diventi il punto di riferimento popolare per una alternativa antiliberista di sinistra. Per riuscire in questo compito sono necessarie a nostro parere tre condizioni.

La prima è che questo soggetto sia autonomo ed alternativo politicamente e culturalmente al Pd, al fine di costruire un polo politico, non l’ala sinistra del centro sinistra. Nell’inseguimento del centro sinistra e nella velleità di condizionarlo è stata distrutta la credibilità della sinistra di alternativa in questo paese.

La seconda è che sia unitaria, perché solo il tratto unitario rende credibile ed efficace la costruzione di uno spazio pubblico di aggregazione che vada molto oltre i confini di chi oggi sta nei partiti.

In terzo luogo è necessario che abbia un carattere democratico e partecipativo, rifiuti la riedizione di forme pattizie che impediscono alle persone di contare effettivamente e determini un rinnovamento del personale politico, a partire dai volti più noti, come quello del sottoscritto.

Credo che qualsiasi ambiguità su uno di questi tre punti è destinata a ripetere film già ampiamente visti in questi ultimi vent’anni di divisioni a sinistra. Penso che non possiamo permetterci di proseguire una sorta di danza immobile in cui non si dà una risposta al vero problema politico del paese: la mancanza di una sinistra che sia percepita da vasti strati popolari come un punto di riferimento valido e credibile.

Per questo rispettiamo il partito che sta nascendo dall’incontro tra Sel e una parte dei compagni che sono usciti dal Pd, ma riteniamo dannoso che questo venga contrapposto all’avvio di un processo costituente di un soggetto unitario e plurale della sinistra antiliberista. Il problema che abbiamo dinnanzi non si risolve con la creazione di un nuovo partito accanto agli altri, ma dando vita ad un effettivo percorso unitario.

Per questo il convegno di sabato vuole quindi essere un punto di scavo e proposta proprio sulle  forme in cui costruire una sinistra degna di questo nome. Il punto – positivo – da cui partiamo è che in Italia vi sono oggi centinaia di migliaia di uomini e donne di sinistra, impegnati sul piano sociale, culturale e politico, nei movimenti, che non fanno parte di alcun partito. L’aggregazione e la valorizzazione di questa militanza diffusa è decisiva per costruire una sinistra antiliberista che dia vita ad una organizzazione e ad un processo partecipativo popolare. Sottolineo questo elemento perché oggi non esiste una proposta politica di sinistra che sia in grado di coinvolgere fasce significative di popolazione. La militanza a sinistra sembra diventata un fatto “privato” dei militanti, in un quadro di passivizzazione e di delega sfiduciata. E’ del tutto evidente che non è pensabile sconfiggere le politiche neoliberiste e i potentati che le sostengono senza attivare un movimento popolare basato sulla partecipazione e sul protagonismo di massa. Per questo ogni ipotesi di costruzione della sinistra deve dar vita ad un vero processo costituente intrecciato con la partecipazione, con le passioni del popolo.

Per aggregare le persone che già oggi, in mille modi, si oppongono alle politiche neoliberiste, è necessario un processo unitario che riconosca e valorizzi la pluralità delle appartenenze e delle forme di impegno. In cui possano sentirsi a casa comunisti, socialisti, ambientalisti o chi ritiene che queste siano definizioni ideologiche sorpassate, senza che questo venga messo ai voti. In cui le differenze siano nominate e riconosciute ma non diventino elemento divisivo perché la ragione fondativa del processo unitario è la comune lotta contro il neoliberismo. In cui non si chiedano scioglimenti di partiti od organizzazioni purché accettino la piena sovranità del soggetto unitario per quanto riguarda la rappresentanza istituzionale, la definizione del programma, la scelta dei gruppi dirigenti. Non esiste oggi un pensiero politico forte in grado di unificare tutti e tutte dentro un nuovo partito monolitico.

Un processo unitario e non due o tre, perché l’unitarietà è la condizione della sua credibilità ed efficacia. Senza chiedere a nessuno di “accasarsi” sotto l’ala di qualcuno ma costruendo insieme la casa comune della sinistra in forme democratiche – una testa un voto – mettendo al centro la costruzione della proposta e dell’iniziativa politica. Sabato discuteremo cioè di come fare un soggetto unitario e plurale che si concentri sul 90% che ci unisce e lasci fuori dalla porta il 10% che ci divide.

Da questo punto di vista, le esperienze di aggregazione, chiaramente alternative al Pd e nel contempo plurali e partecipate che si stanno costruendo in varie città italiane, sono un incoraggiante segno di speranza, testimoniato dalla bella intervista che ha dato a Il manifesto qualche giorno fa Giorgio Airaudo, candidato sindaco a Torino. Noi, con quelle caratteristiche,  vorremmo costruire un soggetto politico unitario.

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