“Su Antonio Campo Dall’Orto e Monica Maggioni ci siamo sbagliati”. Il giudizio sei mesi dopo l’investitura dei vertici Rai arriva dal già più volte critico e renzianissimo Michele Anzaldi. “Purtroppo dobbiamo ammetterlo: su di loro ci siamo sbagliati”, dice il componente della commissione di Vigilanza in un’intervista al Corriere della Sera, “sono muti nel loro silenzio, altezzoso e arrogante. Da quando ci sono loro, la Rai è peggiorata tantissimo. Sia sul piano della comunicazione, sia su quello della trasparenza”. E poi attacca: “Ma lo sanno il direttore generale e la presidente come sono arrivati lì? Ce li abbiamo messi noi della Vigilanza con una serie di votazioni a catena complicatissime. E adesso che fanno? Non vedono, non sentono e non parlano”.

Poco dopo la pubblicazione delle parole di Anzaldi al Corriere, i capigruppo Pd in Parlamento cercano di correre ai ripari. “Rinnoviamo la nostra fiducia”, scrivono in una nota Ettore Rosato e Luigi Zanda, “nei vertici dell’azienda che stanno gestendo la più grande impresa culturale del Paese, una sfida che non si improvvisa né si risolve nei primi pochi mesi del loro mandato”. Morale Anzaldi, parla a titolo personale. “La Rai sta attraversando”, continuano, “grazie alla riforma da poco approvata dal Parlamento, una fase di transizione che deve garantire efficienza, dinamismo e competitività all’altezza delle sfide del nostro tempo”. E secondo Zanda e Rosato: “Alcuni segnali sono già arrivati altri arriveranno, e comunque sappiamo che molta strada resta da fare. In Commissione di vigilanza ogni parlamentare rimane libero di esprimere valutazioni personali. Resta fermo, però che la politica deve saper rispettare l’autonomia gestionale dell’azienda“.

Il dem Anzaldi se la prende soprattutto con il fatto che non si siano esposti sulle ultime polemiche che hanno riguardato l’azienda pubblica, dal caso del dirigente licenziato perché ritenuto responsabile dell’annuncio anticipato di Capodanno su Rai1 alle critiche per le frasi di Giannini a Ballarò su Banca etruria-Boschi. “Ogni giorno l’azienda è sotto accusa per qualcosa: e loro che fanno? Non spiegano, non commentano. La verità è che quei due si sono rivelati peggiori dei loro predecessori”. Eppure, aggiunge, “ce li abbiamo messi noi della Vigilanza, con una serie di votazioni a catena complicatissime, con uno straordinario lavoro di mediazione politica”.

Anzaldi a proposito del Capodanno anticipato si lamenta che “Giancarlo Leone, il direttore di Raiuno, è ancora lì, al suo posto”. Poi ricorda anche il caso dell’intervista della Leosini a Varani, in carcere per aver sfregiato con l’acido Lucia Annibali: “È servizio pubblico? No. Infatti è insorto tutto il Parlamento. Ma loro due, Dall’Orto e Maggioni, si sono giustificati, hanno chiesto scusa? Zero”. Sul caso Ballarò, contro cui si era ampiamente esposto condannando le frasi di Giannini, spiega: “Né io né il Pd vogliamo licenziare Giannini: anche perché, regolamenti alla mano, proprio non possiamo. Detto questo, il problema non si pone più”, perché “è già stato virtualmente licenziato dagli italiani. Fa ascolti imbarazzanti“.

Ma Rai3 è in generale, secondo Anzaldi, da mettere sotto accusa: “La7 è miracolosamente diventata diretta concorrente di Rai 3, grazie alla fallimentare direzione di Andrea Vianello. Che, ovviamente, come pure Leone, se ne sta ancora lì, bello tranquillo al suo posto”. Il deputato ne ha anche per Sanremo, che inizia stasera: Garko “è l’attore di punta delle fiction Mediaset, e ce n’è pronta una, con lui protagonista, che partirà subito dopo il Festival. Chiedo: è normale che la Rai lanci i divi di Mediaset?”.

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