Donne a rischio ai piani alti delle grandi società italiane. Al prossimo rinnovo dei consigli di amministrazione e degli organi di controllo delle società quotate e delle partecipate pubbliche, potrebbe non valere più la regola delle ‘quote rosa’. Per questo il governo sta pensando a una leggina che sani il buco normativo e renda strutturale l’obbligo dell’equilibrio tra uomini e donne ai posti di comando.

Partiamo dall’inizio. La cosiddetta legge Golfo-Mosca , del 2011, ha stabilito che lo statuto delle società quotate e partecipate pubbliche non quotate debba prevedere che il riparto degli amministratori da eleggere sia effettuato in base a un criterio che assicuri l’equilibrio tra i generi. Ovvero che “per tre mandati consecutivi”, il genere meno rappresentato debba ottenere almeno un terzo degli amministratori eletti. Allo stesso modo la legge attualmente stabilisce che l’atto costitutivo della società debba stabilire che il riparto dei membri del collegio sindacale sia effettuato in modo che il genere meno rappresentato ottenga almeno un terzo dei membri effettivi del collegio. Anche in questo caso “per tre mandati consecutivi”.

All’interno del governo si sono accorti che questo riferimento ai “tre mandati consecutivi” può essere però anche interpretato come “tre anni consecutivi”, ovvero il mandato di un cda e che quindi, al rinnovo degli organi di controllo in scadenza (come ad esempio i collegi sindacali di Cdp, Ferrovie, Enav, Anas che scadono nel 2016) il rispetto delle “quote rosa” possa essere eluso. Con buona pace delle donne e della tanto sbandierata parità di genere.

Proprio per evitare una politica strabica, che da una parte approva la legge sull’equilibrio di genere nei consigli regionali e dall’altro rischia di non farla più valere per società quotate e partecipate, il governo è alla ricerca di una soluzione. Un tentativo, assai maldestro, si è fatto nel decreto Milleproroghe, in cui l’esecutivo ha fatto presentare dai relatori Daniela Gasparini e Francesco Laforgia del Pd un emendamento che, così com’era scritto, prorogava il principio delle quote rosa in società quotate e partecipate alla fine di quest’anno ma, così facendo, ne decretava la fine al 31 dicembre 2016.

L’emendamento è stato subito ritirato, senza nemmeno arrivare al voto nelle commissioni della Camera, proprio perché avrebbe peggiorato la situazione. Partendo dallo stesso principio ispiratore, però, il governo sta adesso mettendo a punto una leggina per ritoccare la legge Golfo-Mosca e rendere strutturale la regole della parità di genere in quotate e partecipate. Senza possibilità di dubbi interpretativi.

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