Alla fine il gazebo in via Paolo Sarpi, cuore della chinatown meneghina, è stato smontato. Il motivo? Provare a silenziare la polemica nata sulle truppe cammellate accorse in massa a votare Beppe Sala, come documentato dal FattoTv in un seggio della Zona 2 dove il presidente aveva parlato di “operazioni sospette” e “voto non consapevole” da parte della comunità cinese. Prima che gli attivisti cinesi facessero fagotto, le nostre telecamere sono andate a sondare la situazione e a parlare direttamente coi protagonisti: “Noi non conosciamo questi candidati. Qualunque sia la persona scelta, per noi andrà bene. L’unica cosa importante è votare“. E ancora: “Anche voi italiani non sapere quale sia la scelta migliore. Sono contento della partecipazione cinese indipendentemente dalle scelte di voto“. Per molti residenti le primarie sono solo il primo passo per arrivare a obiettivi più grandi, “tipo la possibilità di voto amministrativo, come succede in altri stati”. Bocche cucite però in merito ai sospetti di voti pilotati. “In Cina non esiste partecipazione politica – afferma un giovane con gli occhi a mandorla che in un piccolo bar aiuta con un computer i passanti a capire dove andare a esprimere la loro preferenza -. Sono in Italia da 16 anni e questo è il primo banchetto elettorale a cui io abbia mai partecipato. I cinesi – continua – che vivono in questa città hanno il dovere di andare a votare”  di Elisa Murgese

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