Peter Saunders, una delle due ex vittime degli abusi del clero presenti nella Commissione vaticana anti pedofilia, ha lasciato l’incarico. Nei mesi scorsi Saunders aveva attaccato perfino il Papa: “Non può dire una cosa e farne un’altra. Se c’è zero tolleranza nei confronti di chiunque nei ranghi della Chiesa che abusa, allora queste persone devono stare fuori, e si deve rimanere a quel punto. Ho bisogno di sapere perché queste cose non succedono, o altrimenti non c’è alcun motivo per cui io resti in commissione. E sono sicuro che altri la pensano allo stesso modo”. Alla fine la commissione anti abusi, come si legge in un comunicato ufficiale, ha “deciso che il signor Peter Saunders prenderà un periodo di aspettativa dalla sua partecipazione come membro per riflettere come egli possa contribuire nel modo migliore al lavoro della Commissione”. Ora, tra i 16 membri nell’organismo voluto da Bergoglio, rimane solo una ex vittima, l’irlandese Marie Collins.

Nell’aprile 2015 Saunders aveva puntato il dito contro la nomina, voluta da Bergoglio, di monsignor Juan de la Cruz Barros Madrid a vescovo di Osorno in Cile. Per Saunders si trattava di una decisione “davvero abbastanza disturbante”. I fedeli della diocesi cilena avevano subito duramente protestato perché, secondo loro, monsignor Barros ha coperto la pedofilia di padre Fernando Karadima, un leader spirituale nella Chiesa cilena, che nel 2011 fu ritenuto colpevole di aver abusato sessualmente di minori. Saunders aveva bollato la decisione del Papa come “oltraggiosa” e che Barros doveva “essere rimosso da vescovo perché ha una storia molto dubbiosa. C’è uno scenario di abuso e intimidazione molto conosciuto che è andato avanti per lungo tempo e quell’uomo è ancora in una posizione di potere”. Ma il Vaticano non era voluto tornare sulla decisione del Papa precisando in un comunicato che prima della scelta di monsignor Barros “la Congregazione per i vescovi ha studiato attentamente la candidatura del presule e non ha trovato ragioni oggettive che ne ostacolassero la nomina”.

Saunders aveva attaccato ripetutamente anche il “ministro dell’economia” di Bergoglio, il cardinale australiano George Pell, accusandolo di aver insabbiato diversi casi di pedofilia quando era arcivescovo di Melbourne: “Si sta facendo gioco della commissione papale, del Papa, ma soprattutto di tutte le vittime e che per questo dovrebbe essere messo da parte e fatto tornare in Australia”. Un attacco durissimo avvenuto in diretta tv sull’emittente australiana Channel Nine. Parole che fecero subito infuriare il cardinale Pell, da Bergoglio chiamato a Roma come prefetto della Segreteria per l’economia e membro del Consiglio dei nove cardinali che aiuta il Papa nel governo della Chiesa e nella riforma della Curia romana, il cosiddetto “C9”. Il porporato si difese sostenendo che le accuse dell’ex vittima erano “false, fuorvianti e oltraggiose”.

Sulla vicenda intervenne anche il portavoce vaticano, padre Federico Lombardi, precisando che “quanto è stato dichiarato da Saunders nel corso di una trasmissione televisiva è stato evidentemente dichiarato a titolo del tutto personale e non a nome della Commissione di cui fa parte, che non ha il compito di investigare e pronunciare giudizi specifici su casi singoli”. Pell, però, aveva già iniziato a suscitare diversi malumori in Vaticano a causa di un paragone assurdo che aveva fatto sostenendo che “i preti pedofili sono come dei camionisti che molestano autostoppiste”. Paragone che il porporato aveva fatto durante un’audizione via webcam da Roma alla Commissione nazionale d’inchiesta australiana sulle risposte delle istituzioni agli abusi sessuali sui minori.

Twitter: @FrancescoGrana

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