Se vuoi capire chi si siede davanti alla tv devi analizzare la “fascia dell’attesa”, piazzata subito dopo i Tg delle 20, quindi dalle 20.30 fino, grosso modo, alle 21.15. Cioè prima dell’offerta di prime time con le sue fiction, giochi, canzoni e talent in salsa varia. Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, lì non si attende quel che seguirà sul medesimo canale, ma semplicemente il momento in cui inizierà su tutti i canali il piatto forte di serata. Per cui nel frattempo si sceglie di starsene su quello che più ci si acconcia riservando al dopo il ricorso allo zapping. Per questo la fedeltà d’ascolto (ovvero la permanenza del singolo spettatore sul medesimo programma) è a quell’ora piuttosto elevata, e, sempre per questo, gli spicchi di quel pubblico ben rappresentano l’arancia dell’ascolto televisivo.

Al primo sguardo risalta la distinzioni fra anziani e “resto dell’audience”. Affari tuoi, il gioco dei pacchi su Rai 1, fitto di teste bianche pur senza arrivare ai record di affezione (o affinità, fate voi) di Paolo Del Debbio che su Rete 4 fa il Gabibbo senza raucedine. E poi, a completare il servizio, arriva Lilli Gruber, pienissima di anziani anch’essa, ma molto più istruiti di quelli che guardano altrove. Come passare dalla tombola e dai battibecchi di villa Arzilla alla spa di Youth, dai quattro salti con la fisarmonica e con l’artrite alla fitness delle parole e dello sguardo, pur velleitariamente, lungimirante.

Altrove impazza la movida dei giovani e mezzi giovani. I primi se ne stanno avviticchiati a Striscia la notizia (specie le femmine, e in redazione lo sanno benissimo, tanto da montare la panna che sappiamo sulla presunta gravidanza della Hunziker) e C.S.I, il telefilm a base di scene del crimine su Italia 1. Da notare che tra le due offerte c’è in comune, a tenere insieme il target generazionale, essenzialmente il “ritmo”: della conduzione nel primo caso, della narrazione nel secondo (e questo valga per chi avesse dubbi circa la coincidenza fra forma e sostanza, almeno in televisione).

I secondi, cioè i non più giovani ma non ancora anziani, spiccano fra gli spettatori di Un Posto al sole di Rai 3 (e qui forse si tratta di spettatori giovani agli inizi della serie e sulla via di incanutire insieme ad essa) oltre che fra gli utenti del TG di Rai 2, quello per i ritardatari che inizia alle 20.30.

Si tratta di pubblici assai costanti e per fargli cambiare scelta servono davvero le trombe del giudizio. Basti dire che quando Gruber e Pagliaro gli hanno inflitto il dibattito fra i candidati alle primarie di Milano, hanno perso sì, per una sera, un quinto degli spettatori usuali, perché l’Italia, nonostante Expo, non è Milano, ma tutto sommato hanno contenuto il tracollo e la sera immediatamente successiva se li sono ritrovati tutti, più arzilli di prima.

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