I dipendenti del settore della ristorazione collettiva sono scesi in sciopero oggi perché senza contratto di lavoro da trentadue mesi. Mense chiuse venerdì 5 febbraio sia nel settore pubblico, asili nido e scuole, che in quello privato, ospedali, case di riposo, mense aziendali e interaziendali. “E’ il secondo sciopero in un anno: devono sapere che non ci fermeremo se non si siedono per discutere e realizzare il contratto”, ha detto il segretario generale della Uil, Carmello Barbagallo, che si è unito al presidio davanti alla Legacoop regionale a Bologna organizzato in occasione dello sciopero nazionale indetto dalla Uiltucs, Filcams e Fisascat.

“Gli imprenditori – ha aggiunto Barbagallo – si dividono per cercare di togliere i diritti acquisiti. Devono smetterla, il settore va bene”. In Italia sono più di 80mila le lavoratrici e i lavoratori che si occupano dei servizi di preparazione e consegna pasti. Per Veronica Tagliati, segretario generale della Filcams Cgil dell’Emilia-Romagna, è necessario “un atto di responsabilità sociale – ha spiegato – Le associazioni di rappresentanza decidano di sedersi al tavolo contrattuale per rinnovare il contratto nazionale del lavoro. Le controparti chiedono un arretramento consistente di diritti normativi e salariali, non è accettabile”.

Di diverso avviso è il presidente dell’Associazione nazionale delle Aziende di Ristorazione Collettiva (Angem), Carlo Scarsciotti: “Lo sciopero di oggi ha registrato un’adesione sicuramente inferiore a quanto previsto dagli organizzatori. Le organizzazioni sindacali – ha precisato il presidente dell’Angem – tornino al tavolo per definire un contratto di lavoro capace di rispondere, finalmente, alle esigenze del mercato e del settore”.

Corteo anche a Milano – Nel capoluogo lombardo i sindacati denunciano “il comportamento dei committenti, in molti casi pubblici, che non esigono dalle imprese affidatarie degli appalti il rispetto dei contratti di lavoro e delle normative di legge – dichiara la Cgil -. Lasciando così i lavoratori di un settore debole, come quello degli appalti, senza tutele di fronte ai propri datori di lavoro”. Inoltre, al prefetto di Milano, Alessandro Marangoni, verrà consegnata una lettera per il presidente del consiglio Matteo Renzi in cui viene sottolineata la difficile situazione delle lavoratrici degli appalti scolastici che, “contrariamente a tutti coloro che lavorano anche per soli 3 mesi all’anno, non hanno diritto ad alcun ammortizzatore sociale nei mesi da giugno a settembre quando, non per colpa loro, sono prive della possibilità di lavorare”.

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