“In Italia non c’è cura per l’arte”. È stato questo il motivo per cui Davide Abbatescianni, studioso e appassionato di cinema e teatro, ha deciso di lasciare l’Italia. Destinazione Tallinn, Estonia. Nato a Bari 24 anni fa, Davide insegue il sogno della regia fin da bambino: “Dopo il diploma al liceo classico, ho deciso di iscrivermi alla facoltà di Scienze della comunicazione, ma intanto frequentavo anche un’accademia teatrale”, racconta. Un doppio impegno quotidiano: “Passavo dalle otto alle dieci ore al giorno a teatro e nel tempo che mi restava preparavo gli esami”, ricorda. Nel 2013 riesce a portare a termine entrambi i progetti: “Mi sono laureato e ho ottenuto il diploma come regista teatrale”, racconta.

Arriva così il momento di pensare al futuro: “Volevo dedicarmi al cinema, ma ero consapevole che in Italia non sarebbe stato facile”, ammette. Un’occasione, però, arriva: “Mi hanno chiamato come assistente alla regia per una serie tv e su quel set ho conosciuto persone meravigliose e persone pessime – ricorda -, ho visto tutti gli stereotipi italiani che si possono immaginare”. Finita quest’esperienza, comincia a guardarsi intorno e a pensare all’Europa settentrionale: “Un mio amico si era trasferito da qualche mese a Tallinn per frequentare un master in regia cinematografica ed era entusiasta”, ricorda.

“La mia scuola è stata costruita nel 2011, ci sono attrezzature nuovissime per girare i nostri prodotti, è un ambiente internazionale e molto stimolante”

Davide decide di seguire le sue orme e di raggiungerlo in Estonia, ma essere ammessi alla Baltic Film School non è cosa facile: “Ho lavorato per superare la selezione iniziale e alla fine sono riuscito a rientrare tra i sette prescelti, unico tra gli italiani”, spiega. Questa scuola di cinema, infatti, è una delle poche realtà artistiche del Nord Europa che prevede anche corsi in inglese: “Il master che sto frequentando in regia di documentari dura due anni ed è parificabile a una laurea specialistica – spiega -, in Italia, invece, le accademie di cinema ti rilasciano solo un attestato”.

Ma le differenze si vedono anche a livello qualitativo: “La mia scuola è stata costruita nel 2011, ci sono attrezzature nuovissime per girare i nostri prodotti, è un ambiente internazionale e molto stimolante”, spiega. E in Italia?: “A parte il Centro sperimentale di Cinematografia, tutte le altre sono private – spiega -, e in alcuni casi arrivi a pagare anche 10mila euro l’anno per seguire workshop o seminari”. In Estonia, invece, si comincia subito a lavorare sul campo: “Ho già fatto due cortometraggi che ho inviato ad alcuni festival internazionali e sto lavorando al terzo – racconta -. Se vuoi realizzare i tuoi prodotti qui hai manodopera e attrezzature gratis”. Inoltre, grazie agli incentivi del governo estone e alle borse di studio, riesce a mantenersi senza problemi: “Con i soldi ricevuti riesco a coprire tranquillamente le spese della scuola e dell’affitto”, ammette.

“Io ho già fatto due cortometraggi e sto lavorando al terzo. Se vuoi realizzare i tuoi prodotti qui hai manodopera e attrezzature gratis”

Dopo quasi due anni di vita a Tallinn, Davide non sembra avere nostalgia del nostro Paese: “Non ho i classici problemi di cui si lamentano i nostri connazionali, come il freddo o il cibo – ammette -, sento solo la mancanza dei miei affetti più cari”. Anche perché in questo il popolo estone è abbastanza diverso da quello italiano: “Sono onesti e competenti sul lavoro, ma la socialità resta un problema – spiega -, hanno difficoltà a instaurare rapporti profondi con gli stranieri”.

Al momento questo aspetto non sembra preoccupare Davide, che vede il suo futuro ben lontano dal sole di Bari: “Perché dovrei rischiare così tanto? In Estonia mi stanno dando moltissimo e nemmeno parlo la loro lingua – spiega -. Qui contano i progetti artistici, non le conoscenze”. Un Paese pieno di opportunità per tutti i suoi coetanei: “Non è un posto per sfaticati – spiega -, ma la cosa più importante è che vieni sempre ripagato per quello che fai”.

Articolo Precedente

“In Tanzania abbiamo aperto una pizzeria. In Italia tutti si lamentano: per noi è inconcepibile”

next
Articolo Successivo

Pizzaiolo in Vietnam. “In Italia non cambia mai niente. Stiamo diventando il terzo mondo”

next