Non è bastata una nota di precisazione. Nello scontro continuo sulla legge per le unioni civili il nuovo ring è la presa di posizione del presidente della Società italiana di pediatria, Giovanni Corsello. Prima ha detto di non poter escludere effetti negativi per i bambini che non hanno una madre o un padre come modelli di riferimento, poi ha spiegato che l’adozione del figlio acquisito (la cosiddetta stepchild adoption) “non è rischiosa di per sé”, mentre è “rischioso un dibattito teso a promuovere situazioni simili come assolutamente fisiologiche”. Piccola marcia indietro, ma ormai la miccia era accesa. E così da una parte il pediatra siciliano ha raccolto un numero non indifferente di repliche e critiche da parte di diversi specialisti (dalla scienziata-senatrice Elena Cattaneo allo psicologo Fulvio Scaparro), tutti d’accordo nel dire che la letteratura scientifica in materia è “scarna e non consolidata” e quindi che prima di dichiarare qualcosa sarebbe stata necessaria una maggiore cautela. E, dall’altra parte, il sostegno dei politici, naturalmente quelli contrari al ddl Cirinnà, che hanno utilizzato quel primo comunicato di Corsello come spada e scudo. A partire dal ministro della Salute Beatrice Lorenzin.

Tra i primi a replicare a Corsello è stato Claudio Mencacci, presidente della Società italiana di psichiatria: “Ciò che conta è la capacità affettiva dei genitori, la capacità di accogliere e seguire la crescita dei bambini, creando un ambiente sicuro, sereno e protettivo. E questo non dipende certo dal ‘genere’ dei genitori” ha detto, sottolineando che “è prematuro esprimere opinioni scientifiche”. Critico anche un collega di Corsello, Giampietro Chiamenti, presidente della Federazione medici pediatri, che rappresenta circa 6mila medici: “A schierarmi in una qualsivoglia direzione su questo tema, complesso e condizionabile dalle implicazioni citate sopra, non potrebbe sorreggermi neppure una letteratura scientifica scarna e non consolidata da verifiche di lungo periodo”. Al contrario dice Chiamenti di sottoscrivere “quelle affermazioni, condivise e riconosciute da tutti gli esperti in pediatria, neuropsichiatria e psicologia dell’età evolutiva, che riconoscono ai bambini il diritto e l’esigenza di crescere in un contesto di grande affetto e rispetto a loro dovuto dalla nascita fino all’età adulta, senza distinzione di sesso, etnia e residenza”.

Alle dichiarazioni di Corsello aveva replicato anche la scienziata Elena Cattaneo, da tre anni senatrice a vita. Quelle parole sull’omogenitorialità, secondo la Cattaneo, sono “prive di significato scientifico“. “Stupisce la costruzione della frase priva di un significato ‘scientifico’ – dice la Cattaneo – nella misura in cui è indimostrabile in astratto che qualcosa non possa avvenire, dovendosi al contrario, con dati empirici alla mano, dimostrare che l’effetto indesiderato si è realizzato”. Al contrario, la senatrice a vita ricorda “numerosi studi scientifici affermano il contrario, come quello American Academy of Pediatrics del 2006, secondo cui i bambini cresciuti da genitori dello stesso sesso si sviluppano come quelli cresciuti da genitori eterosessuali”. Quanto alle preoccupazioni di Corsello sulla necessità di valutare caso per caso le condizioni di adottabilità del minore “ricordo che l’articolo 5 del disegno di legge Cirinnà non fa altro che estendere la possibilità di adozione coparentale disciplinata dalla legge 184 del 1983 al genitore sociale” che “prevede già il passaggio dal tribunale dei minori”.

Firmano invece una nota congiunta 7 esperti che affermano tra l’altro che il tema è di tale importanza “che dovrebbe suggerire a ciascuno – quando ritiene di voler dire qualcosa in proposito – una grandissima cautela e alcune semplici regole comportamentali: la prima è distinguere nettamente posizioni personali generate da proprie convinzioni etiche e morali che – condivisibili o non condivisibili – vanno comunque rispettate, da dichiarazioni a nome o per conto anche di altri”. Il riferimento appare chiaro. La nota è firmata da Maurizio Tucci (Laboratorio Adolescenza), Fulvio Scaparro (noto opinionista del Corriere della Sera, psicoterapeuta dell’infanzia, fondatore di Genitori Ancora), Piernicola Garofalo (Società Italiana di Medicina dell’Adolescenza), Gianni Bona (direttore del Dipartimento per la salute della donna e del bambino dell’Asl di Novara), Cinzia Marroccoli (Telefono Donna Potenza), Alessandra Marazzani (Psichemilano), Andrea Vania (pediatra). Bisogna essere, spiegano, “estremamente rigorosi e cauti quando si invocano evidenze scientifiche e che, quanto meno, si abbia l’accortezza di citarne esplicitamente la fonte. Sul tema specifico, non sembrano esserci in letteratura evidenze scientifiche dalle quali emerga che una famiglia adottiva omosessuale possa – in quanto tale – procurare situazioni di disagio ad un bambino. Chi ne fa riferimento darebbe un prezioso contributo al dibattito se fornisse gli estremi per consentire a tutti di prenderne visione”. Per l’ex presidente della Federazione degli ordini dei medici e degli odontoiatri, Amedeo Bianco, oggi senatore del Pd, “in questo momento delicato del dibattito sulle unioni civili avrei valutato l’opportunità” di dare giudizi “perché si rischia di essere tirati per la giacca sul terreno dell’ideologia. E c’è un alto rischio di strumentalizzazioni”.

E ancora, poi, il presidente dell’Enpap, l’ente nazionale di previdenza per gli psicologi, Felice Damiano Torricelli: “La comunità scientifica degli psicologi ha raggiunto da tempo il consenso sul principio che non sussistono significative differenze tra figli di genitori omosessuali e figli di genitori eterosessuali”. La ricerca “a livello internazionale – assicura – dimostra che non esistono differenze significative legate all’orientamento di genere nella capacità di essere genitori” e “ha chiarito, in studi numerosi ed approfonditi che la qualità dello sviluppo dei bambini è indipendente dal fatto che i genitori siano conviventi, separati, single, risposati o dello stesso sesso”. “I pediatri sono al servizio dei bambini, non delle ideologie. Ritengo che le recenti dichiarazioni del collega Giovanni Corsello, non vadano nella direzione che i pediatri si auspicano e che è quella di potersi prendere cura dei loro pazienti a prescindere da quella che è la cultura, l’orientamento, le convinzioni della famiglia di origine”, conclude il presidente dell’osservatorio Paidoss e della Società italiana dei medici pediatri, Giuseppe Mele.

Poi ci sono i politici. Gaetano Quagliariello parla di buon senso, lo stesso fa il ministro della Salute Beatrice Lorenzin. Per la deputata Eugenia Roccella – nata radicale, ma diventata portavoce del Family Day del 2007 – Corsello ha espresso “non solo un’opinione di buon senso, fondata sull’esperienza secolare dell’umanità, ma anche un’opinione che ha a suo sostegno una lunga tradizione e un’ampia letteratura scientifica”. Il senatore cattolico del Pd, Giorgio Tonini, commenta: “Sono padre di sette figli, non sono indifferente a quanto dice Corsello. Il punto è questo: tutti vorremmo che i bambini crescessero in un ambiente ideale in cui ci sono una mamma e un papà che si vogliono bene e vivono in armoni”. Non si nega il leader del Family Day, il neuropsichiatra Massimo Gandolfini: “Sono argomentazioni che il sottoscritto va sostenendo da mesi”.

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