L’annunciato progetto di accoglienza diffusa dei migranti è finalmente ai nastri di partenza: cinque famiglie ospiteranno nelle proprie abitazioni altrettanti rifugiati per sei mesi. La fase sperimentale si concluderà dopo l’estate e in base ai risultati ottenuti il Comune di Milano deciderà se allargare l’iniziativa agli altri nuclei, cinquanta in tutto, che hanno partecipato al primo bando di Palazzo Marino. Il progetto è completamente finanziato con i fondi Sprar (Sistema di protezione per i richiedenti asilo) provenienti dal ministero dell’Interno e il giorno che dovesse andare a regime comporterà un forte risparmio per le casse pubbliche. Sì, perché lo Stato oggi spende 35 euro al giorno per l’accoglienza dei profughi in strutture gestite dal terzo settore, mentre con l’esperimento la cifra si abbasserebbe di due terzi. Infatti l’amministrazione comunale darà alle famiglie coinvolte circa 350 euro al mese per provvedere ai bisogni del loro ospite spendendo 12 euro al giorno per rifugiato. Ovviamente il Comune non lo fa solo per risparmiare, ma per sperimentare un nuovo modello di accoglienza basato sull’inclusione sociale. “Dopo mesi, a volte anni, di vita trascorsa in contesti collettivi, il fatto di tornare a confrontarsi con il concetto di casa, intesa come luogo di relazione e di affetti rappresenta uno strumento innovativo per l’integrazione dei migranti”, spiega Antonella Colombo, assistente sociale del Servizio immigrazione meneghino. “E’ un progetto contemporaneo e in controtendenza alle pericolose banlieue che producono marginalità – sostiene Pierfrancesco Majorino, assessore alle Politiche sociali e promotore del progetto – Un’idea che dovrebbe fare contento anche Matteo Salvini e il suo “accogliete gli immigrati a casa vostra”. Qui ci sono cinquanta milanesi che hanno fatto esattamente quello che dice”  di Lorenzo Galeazzi

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