Gli oltre 50mila risparmiatori italiani che avevano investito nei Tango Bond argentini e non avevano accettato le ristrutturazioni del 2005 e del 2010 verranno rimborsati dall’Argentina. Come promesso già in campagna elettorale dal nuovo presidente Mauricio Macri, che si è insediato alla Casa Rosada al posto di Cristina Kirchner lo scorso novembre, dopo 15 anni l’esecutivo di Buenos Aires ha infatti trovato un accordo preliminare con i creditori. L’intesa tra il governo e la task force delle banche (Tfa) che hanno negoziato in rappresentanza degli investitori prevede il pagamento in contanti il 150% del capitale, per un controvalore di 1,35 miliardi di dollari contro i 2,5 richiesti. “Abbiamo raggiunto un pre-accordo per chiudere la vertenza sul debito non pagato dal valore di circa 900 milioni di dollari”, ha annunciato il ministro delle Finanze Alfonso Prat-Gay. L’accordo è soggetto all’approvazione da parte del Parlamento argentino, a cui verrà presentato nel corso della prossima convocazione l’1 marzo 2016.

L’accordo preliminare chiude la controversia basata sul Trattato bilaterale Italia – Argentina nell’arbitrato avviato nel 2006 presso l’International Centre for Settlement of Investment Disputes (Icsid) della Banca Mondiale, in cui era stato chiesto il risarcimento dei danni per violazione dei diritti di circa 50mila obbligazionisti retail italiani detentori di circa 900 milioni di bond argentini andati in default nel dicembre 2001. Al momento della conclusione della transazione sarà presentata la rinuncia definitiva alle richieste degli obbligazionisti rappresentati dalla Tfa. I bond argentini in mano a creditori italiani ammontano al 15% del totale del debito del Paese sudamericano.

“Siamo lieti di vedere questa vicenda concludersi in maniera tale da portare ad una risoluzione equa delle richieste degli obbligazionisti italiani”, commenta Nicola Stock, presidente della Task Force Argentina che ha firmato l’accordo preliminare durante il fine settimana a New York. “Apprezziamo la volontà dell’amministrazione del presidente Macri in Argentina di muoversi rapidamente e con maturità per affrontare questo problema di lungo corso”. L’obiettivo è di concludere l’attuazione dell’accordo nel corso dei prossimi mesi.

Nell’estate 2014 Buenos Aires ha fatto di nuovo default sul debito dopo la decisione del giudice statunitense Thomas Griesa di dar ragione ai fondi Elliott Capital e Aurelius Capital, che non avevano aderito alle precedenti ristrutturazioni e chiedevano il rimborso integrale dei titoli coinvolti nel default. Ma in quel caso, a differenza che nel 2001, non c’erano creditori internazionali con esposizioni significative verso il paese sudamericano.

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