“Urgente: cercasi prednisone o meticorten da 20 mg in pillole per bimbo di 4 anni. A Caracas. Per favore chiamare il numero 0424****981. Grazie”. Messaggi come questi sono diventati sempre più frequenti negli ultimi anni sui social media in Venezuela, dove i cittadini ogni giorno devono fare lunghe file per procurarsi cibo e farmaci. Una situazione ormai molto grave, tanto che il Parlamento, ora guidato dall’opposizione anti-chavista, ha dichiarato “la crisi umanitaria” nel settore sanitario, proprio per la forte scarsità di farmaci, la mancanza di investimenti e strumenti, e l’aumento di virus ed epidemie come scabbia, malaria, zika e tubercolosi.

Il testo approvato chiede al presidente del governo, Nicolas Maduro, di garantire immediatamente l’accesso alla lista di farmaci essenziali che sono indispensabili e imprescindibili e che devono essere accessibili in qualsiasi momento. Attualmente, a causa della crisi economica che sta colpendo il paese, complice la costante caduta del prezzo del petrolio, su cui è quasi interamente basata la sua economia, in 8 farmacie su 10 non si trovano i farmaci di base, come riferisce la Federazione delle farmacie venezuelane. Il governo è in debito per più di 3 miliardi di dollari con diverse aziende e laboratori farmaceutici, che hanno dovuto limitare le loro importazioni al Paese. “Mancano il 65% dei farmaci essenziali – ha dichiarato José Manuel Olivares, deputato dell’opposizione, nonché oncologo e radioterapista – le morti per cancro sono il triplo dell’Ecuador e il doppio della Bolivia. Curare una malattia cardiovascolare è praticamente diventato impossibile”.

I deputati del governo non hanno però votato l’accordo, difendendo la loro politica in campo sanitario, ed evidenziando come uno dei maggiori risultati della rivoluzione chavista sia stata proprio l’umanizzazione del settore sanitario, che prima era soltanto un mercato, e l’installazione di centinaia di ambulatori in tutto il Paese in quartieri popolari gestiti da medici cubani. Ma, ha ribattuto Olivares, il 68% degli ambulatori è chiuso. Della totalità di farmaci che si consumano nel Paese la metà viene prodotta dall’industria nazionale e l’altra metà viene importata. Molti farmaci in Venezuela si vendono sottocosto, e ciò non solo riduce gli incentivi agli investimenti, ma genera anche corruzione. Alcuni farmaci ad esempio, come l’acetaminofene, non si trovano più al prezzo ufficiale e regolato, ma sono facilmente reperibili sul mercato nero ad un prezzo 10-15 volte maggiore.

Per trovare un farmaco spesso ci vogliono giorni, ed è necessario l’aiuto di fondazioni e social network come Facebook e Twitter, dove sono diventati popolari gli account di Servizio pubblico Venezuela o Donando farmaci, che fanno da tramite tra chi cerca i farmaci e i possibili donatori. Generalmente o qualcuno ha il farmaco o fa una donazione perché un’altra persona possa portarlo dall’estero. Alcune farmacie e laboratori hanno invece organizzato delle linee telefoniche, dove i cittadini possono chiamare per chiedere se hanno e dove una determinata medicina.

E a dimostrare come ormai sia cambiato il quadro per Maduro, sono arrivate le parole dell’ex candidato presidenziale legato all’opposizione, Henrique Capriles, che ha aperto alla possibilità di convocare un referendum per revocare il mandato dell’ex delfino di Hugo Chavez, che scade nel 2019: “O il governo cambia strada o noi venezuelani dovremo cambiare il governo”, ha detto. “L’acuta crisi economica che colpisce i venezuelani si sta aggravando rapidamente – ha aggiunto – e temiamo un’esplosione sociale, o addirittura una ‘soluzione militare’ della situazione. Occorre una via d’uscita e noi vogliamo che sia pacifica, democratica e costituzionale”. Toccherà vedere quale sarà il parere dei venezuelani.

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