Più tutele per i lavoratori autonomi, ma mancano ancora interventi sui compensi minimi e sulle pensioni. Entro la fine di gennaio è atteso l’approdo in parlamento del cosiddetto Jobs act degli autonomi, un disegno di legge collegato alla legge di Stabilità che si propone di disciplinare il lavoro dei professionisti italiani. Il consiglio dei ministri ha esaminato il provvedimento giovedì ed è già possibile farsi un’idea su novità e carenze della norma.

“Per la prima volta viene tracciata una regolamentazione generale del lavoro autonomo, che riguarda tutto il popolo di partite Iva e collaboratori“, spiega Maurizio Del Conte, docente di diritto del lavoro all’Università Bocconi, che ha lavorato alla stesura del testo. Infatti il provvedimento si applicherà a tutti i rapporti di lavoro autonomo, mentre i precedenti interventi in materia si limitavano ai collaboratori non iscritti agli ordini professionali. “Il lavoratore potrà godere di tutele nel contratto rispetto al committente, che è in una posizione di forza – aggiunge il professore – E questo vale soprattutto giovani che, competendo in un mercato super affollato, sono spesso ingaggiati senza regole“.

Il testo interviene inoltre sui contratti tra azienda e professionista, definendo come abusive determinate clausole a sfavore del lavoratore. Nel dettaglio, il committente non potrà modificare unilateralmente le condizioni di lavoro, recedere senza congruo preavviso, pagare oltre un certo periodo di tempo dal ricevimento della fattura, rifiutarsi di mettere per iscritto gli elementi essenziali del contratto. Inoltre, il disegno di legge si propone di contrastare i ritardi nei pagamenti, prevedendo un sistema di sanzioni in caso di insolvenza.

“C’è una parte dedicata alle prestazioni assistenziali e previdenziali, che garantisce diritti di protezione nella malattia, nella maternità e nei congedi parentali“, prosegue Del Conte. Per quanto riguarda la maternità, il disegno di legge prevede che l’indennità sia erogata indipendentemente dal periodo di astensione dal lavoro, rendendo più flessibile lo strumento. Allo stesso tempo, il congedo parentale sarà esteso agli autonomi diventati genitori dei bambini nati a partire dal 1 gennaio 2016. Novità anche in tema di malattia grave. In questo caso, il lavoratore potrà sospendere il versamento degli oneri previdenziali per un periodo fino ai due anni. Ma una volta tornato in attività, l’interessato dovrà pagare gli arretrati. Altri interventi intendono favorire l’accesso dei professionisti ai bandi delle pubbliche amministrazioni, tutelare la proprietà intellettuale, introdurre la deducibilità delle spese per la formazione, creare uno sportello per gli autonomi nei centri per l’impiego.

Stop ai contributi previdenziali in caso di malattia grave. Ma poi andranno pagati gli arretrati

Tra gli addetti ai lavori, c’è soddisfazione per una prima misura in favore dei lavori autonomi, ma si segnalano ampi margini di miglioramento. Non a caso, l’associazione dei freelance Acta ha lanciato sui social network l’hashtag #NonCiGarba, per chiedere di migliorare la legge rispetto alle prime versioni circolate. “Ottenere lo statuto come nella sua prima bozza, senza stravolgimenti, sarebbe un passo molto importante – commenta la presidente Anna Soru – Certo, poi c’è da lavorare su altri fronti. Ci sono alcune aree che mancano, come quelle relativa a un compenso minimo e alla pensione. Anche se sappiamo che si tratta di temi ampi e complessi”. Il problema delle paghe basse, infatti, è una piaga diffusa nell’ambito dei professionisti. “Un tempo veniva remunerato il lavoro e il rischio – spiega la presidente di Acta – Ora il rischio non è più pagato, mentre il lavoro è retribuito meno di quello dipendente. Ci sono dei professionisti, in primis giornalisti e architetti, pagati così poco che già oggi fanno fatica a mantenersi. Figuriamoci la pensione, non arriverà ai minimi sociali”.

Ma al di là delle aree lasciate scoperte, Soru segnala alcuni aspetti del testo che sono peggiorati nel passaggio dalle prime alle più recenti bozze: “Nella sua prima versione, lo statuto equiparava trattamenti di malattie invasivi, come la chemioterapia, a quelli ospedalieri. Questa norma determinava un’indennità doppia e un periodo maggiore di copertura. Ma questa misura sembra essere scomparsa nelle ultime versioni dello statuto”. E ancora: “Nella parte sulle clausole abusive del contratto, il testo prevedeva l’obbligo per il committente di pagare entro 60 giorni dal ricevimento della fattura. Poi, questo periodo sembra essersi allungato a 90 giorni”.

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