Al Pil ufficiale di circa 1.500 miliardi di euro, si affianca un Pil sommerso equivalente a circa un terzo, ovvero ad almeno 540 miliardi. E’ la stima contenuta nel rapporto 2016 dell’Eurispes, che alle due cifre aggiunge anche oltre 200 miliardi di economia criminale. Ai circa 540 miliardi di sommerso corrisponderebbero, considerando una tassazione del 50%, 270 miliardi di evasione. Il dato sul sommerso è molto più alto di tutti gli studi recenti: sia l’Istat sia altri istituti di ricerca (come l’associazione Bruno Trentin) valutava l’economia “sconosciuta” sui 250 miliardi circa, quindi “riducendola” a circa il 17-18 per cento.

“Siamo tutti evasori? Probabilmente sì” scrive l’Eurispes. L’istituto di ricerca parla di sommerso ed evasione fiscale come veri e propri fenomeni di massa, in cui trova terreno fertile il lavoro nero. Secondo gli italiani, rileva il rapporto, le categorie che più spesso lavorano senza contratto sono le baby sitter (indicate nell’80% dei casi), gli insegnanti di ripetizione (78,7%) e i collaboratori domestici (72,5%). Seguono badanti, giardinieri, muratori, idraulici, elettricisti, falegnami e, con una percentuale del 50%, i medici specialisti. Nel corso del 2015, secondo l’Eurispes, ha accettato un lavoro senza contratto il 28,1% degli intervistati, contro il 18,6% dell’anno precedente. 

Importanti segnali di miglioramento nell’ultimo anno per la situazione economica delle famiglie. Secondo Eurispes, nel 2016 raddoppia la percentuale di quanti ritengono la situazione economica dell’Italia sia rimasta stabile nell’ultimo anno (dal 14,6% al 30,3%) e si dimezza quella di chi pensa ci sia stato un netto peggioramento (dal 58,4% al 23,3%). In aumento gli ottimisti: dall’1,5% del 2015 al 16,2% del 2016. Il 14,7% (+10,1% rispetto al 2015), è convinto che la situazione per il paese andrà migliorando nel 2016, mentre chi prevede un peggioramento scende dal 55,7% del 2015 al 27,3% del 2016. La gestione della quotidianità diventa meno critica: il 27,3% non riesce con le proprie entrate ad arrivare alla fine del mese (-19,9% rispetto al 2015). Il 44,5% (-18,3% rispetto al 2015) riferisce che la propria famiglia è costretta a utilizzare i risparmi per arrivare a fine mese.

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