Mercoledì 27 gennaio Christiane Taubira, ministro della Giustizia, personaggio simbolo per una certa sinistra, perché all’origine della legge che ha legalizzato il matrimonio gay in Francia, ha annunciato le sue dimissioni, “a causa di una divergenza politica maggiore con il Governo”. Non è altro che il suo rifiuto della “decadenza della nazionalità”, prevista per le persone condannate per atti di terrorismo, che François Hollande e il premier Manuel Valls vogliono inserire nella Costituzione francese. Taubira aveva detto di no fin dagli inizi. E ora ha sbattuto la porta.

Un vero rompicapo per la gauche la possibilità di poter togliere la nazionalità a un terrorista: di sicuro Hollande, quando l’aveva annunciata, una delle risposte agli attentati del 13 novembre, non si era immaginato di scatenare un tale putiferio. Oggi, poco prima che la Taubira pronunciasse il suo ultimo discorso in Parlamento (ha ricevuto una standing ovation), Valls ha presentato lì la sua proposta definitiva sulla decadenza, per calmare gli animi.

Il problema principale, per la maggioranza dei deputati e senatori socialisti, è che inizialmente la possibilità di annullare la cittadinanza era prevista solo per chi avesse la doppia nazionalità. Si prendeva di mira la popolazione di origini arabe delle periferie, dove il miraggio della jihad attecchisce di più (anche se a combattere in Siria partono numerosi giovani convertiti, che in realtà con quelle origini non hanno niente a che fare).

La maggior parte dei politici socialisti e delle altre formazioni della sinistra giudicavano la misura esagerata e discriminatoria. Oggi Valls ha promesso che la futura norma “non farà più riferimento a chi ha la doppia nazionalità ma a tutti, per non stigmatizzare nessuno”. Ha comunque aggiunto che nel contempo Parigi ratificherà la convenzione delle Nazioni Unite del 1961, che proibisce di generare apolidi. Nella sostanza, quindi, saranno solo coloro che hanno una doppia nazionalità a fare oggetto di questa misura di decadenza, perché, se si applicherà a chi ha soltanto quella francese, la persona diventerà, appunto, apolide. Insomma, la mossa del premier francese sembra il solito compromesso politico per mettere tutti d’accordo. Ma non proprio tutti: di certo alla novità non ha “abboccato” la Taubira, che ha abbandonato il Governo. E che da mesi critica la virata “destrorsa” della politica di sicurezza di Hollande.

Valls ha precisato, comunque, che l’Esecutivo proporrà diversi livelli di decadenza: non solo della nazionalità, ma anche di singoli diritti civili, come quello di voto, che potranno colpire anche i francesi non binazionali, diventati jihadisti. La decadenza deve essere inserita nella Costituzione francese, assieme alla possibilità di ricorrere allo stato di emergenza, che in realtà è già applicato nel paese dal novembre scorso. Questa revisione costituzionale preoccupa molto Hollande e Valls. Deve essere approvata in febbraio da tutti i parlamentari, riuniti in seduta comune, che devono dare il loro sì per i tre quinti. Insomma, la maggioranza di sinistra, già alle prese con un discreto scetticismo sul pugno di ferro post attentati, non sarà sufficiente. Per questo oggi Valls, sempre sulla decadenza, ha aggiunto che “si prevede di estenderla pure a reati legati indirettamente al terrorismo, come il finanziamento a movimenti sovversivi”: una misura, questa, che era stata richiesta dalla destra. Il premier e Hollande sono costretti ad affibbiare un colpo al cerchio e uno alla botte. Si muovono in acque pericolose. Ma alla fine con il rischio di deludere tutti.

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