Un periodo di cambiamento, dunque. Di evoluzione. Ma non una fine, tutt’altro. «Dal mio punto di vista – argomenta padre Giovanni dei comboniani – non si tratta di una crisi del mondo missionario, ma di quello editoriale. Siamo davanti a un cambiamento epocale, che tocca tutti gli organi di stampa. Prendiamo Misna: aveva solo 18 anni di vita, ma in questi 18 anni è cambiato il mondo, Quando si cominciò, nei paesi di missione non solo non esistevano agenzie stampa, ma spesso nemmeno telefoni».

Nel 2003 (quando chi scrive ha cominciato a viaggiare per l’Africa) non esistevano linee telefoniche, pochi fortunati avevano i Thuraya (telefoni satellitari) e gli altri nulla. I missionari comunicavano tra loro con le phonie, ricetrasmittenti con cui si parlava in codice. Ancora nel 2006 in diverse zone non arrivava internet e i religiosi riuscivano a inviare mail tramite radio, con un sistema lentissimo e in grado di trasmettere solo testi “leggeri”. Le radio erano e restano il principale mezzo d’informazione. Ma oggi, i ripetitori per i cellulari sono spuntati ovunque, con una battaglia anche economica per accaparrarsi un appetitoso mercato in pieno boom. I telefonini hanno avuto una rapidissima diffusione, rivoluzionando in pochissimo tempo la vita quotidiana di milioni di persone che neanche sapevano cosa fosse una linea fissa. Ora poi, con l’arrivo del 3G e di smartphone e tablet (prodotti a basso costo per il mercato africano prima dai cinesi e ora anche da colossi come Google), internet è a disposizione di (quasi) tutti.

Oggi bastano quattro amici che condividono un progetto per creare una onlus con il suo giornalino

«Oggi – spiega padre Munari – sono nate un po’ ovunque agenzie stampa informate quanto o più di noi. Stare al passo richiederebbe investimenti sempre più alti. Nulla è eterno e Misna ha realizzato il suo compito. Così, oggi è difficile che un giovane si abboni alla nostra rivista Nigrizia: abbiamo ancora 10mila abbonati e i soldi non sono un problema, ma quanti accedono al sito? Quanti leggono? Quanti acquistano?» In sintesi: il gioco vale la candela?

Un parere competente in merito ce lo offre padre Gigi Anataloni, missionario della Consolata e giornalista da quarant’anni. È direttore della loro rivista e anche segretario della Fesmi, la Federazione della stampa missionaria. Anche se il volontariato resiste – ci spiega – le nuove leggi in materia hanno creato una grande frammentazione: «Oggi bastano quattro amici che condividono un progetto per creare una onlus, magari col suo foglio informativo o il suo giornalino. Così, invece di confluire direttamente a noi come accadeva prima, ora i contributi che riceviamo passano attraverso almeno 50 associazioni».

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