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Se siete alla ricerca di un po’ di relax, di una pausa riequilibrante dopo giorni di lavoro, di un fine settimana di quiete e tranquillità per staccare dallo stress quotidiano e siete convinti che un bel centro benessere a cinque stelle sia la scelta ideale a questo scopo, vi racconto il mio sabato in spa: buttatevi in un centro commerciale coi saldi in corso in una giornata grigia e fredda di metà gennaio e avrete la stessa dose di relax, spendendo molti meno soldi.

Lo scorso sabato, ho deciso di fare un bel regalo al mio uomo: una romantica e rilassante giornata in un centro benessere, solo per noi due. La scelta è ricaduta su un posto nel quale ero già stata con un’amica. Hotel cinque stelle, quattro pallini e mezzo su Tripadvisor, in cui la maggior parte delle recensioni parla di “paradiso”. Effettivamente la location è davvero bella, un resort immerso nel verde, con un grande centro benessere sotterraneo e piscine idromassaggio d’acqua calda all’esterno, fontane meravigliose e giardini silenziosi, nei quali si ha davvero l’impressione di tornare al tempo dell’antica Roma patrizia.

Evidentemente, al contrario dei loro avi, i romani di oggi hanno perso un tantino la cultura del benessere e dei centri realizzati a questo scopo, dimenticando alcune regole basilari che governano tali luoghi: prima fra tutte il silenzio, che deriva dal rispetto per gli altri, che a sua volta deriva dall’educazione ricevuta.

Siamo arrivati al centro intorno alle 11:00, giusto il tempo di abbandonare i nostri stressanti abiti quotidiani, infilarci dentro un morbido accappatoio bianco e ci siamo concessi una meravigliosa sauna a ventilata e profumata dei paesi nordici a 70 gradi; non so bene come funzioni lassù, ma qui da noi, probabilmente, serve una temperatura molto più alta perché cali il silenzio all’interno di una sauna, intorno ai 150/200gradi, per esempio: una bella cottura lenta al vapore.

L’ambiente era rilassante e piacevole come l’85 da Termini a San Giovanni, alle due di un pomeriggio d’agosto, dopo il lavoro, quando trovi posto accanto ad un gruppo di esagitate che fanno a gara per chi urla e ride più forte, mentre cominci a maturare la malsana convinzione che Olindo e Rosa potrebbero aver agito con una certa coscienza sociale.
Nemmeno la successiva immersione nell’acqua a 15 gradi è riuscita ad interrompere le interessanti disquisizioni sulle misure del pene di un loro amico e sui consigli amichevoli per farsi regalare un weekend alle terme dal fidanzato.

Nel frattempo, dentro di me montava una rabbia che manco in fila alla posta, mentre l’impiegato del tuo sportello va in pausa pranzo poco prima che arrivi il tuo turno. Nella romantica penombra dei corridoi, urla e schiamazzi manco fossimo a Idromania, trovare un angolino libero all’interno delle vasche idromassaggio era come sperare di trovare parcheggio sotto casa, in via Tuscolana.

Ma la cosa davvero agghiacciante è il preoccupante livello di dipendenza da smartphone che l’essere umano ha raggiunto negli ultimi anni. In un luogo creato appositamente per scrollarsi di dosso lo stress quotidiano, per staccare letteralmente la spina a tutti i dispositivi elettronici che ci avvelenano il cervello, c’erano più smartphone che al concerto in Perù della Pausini, quando per sbaglio ha fatto vedere la jolanda a mezzo mondo, per poi urlare ai fan in delirio “la tengo como todas!”. Era imbarazzante e fastidioso a livelli esagerati: selfie in piscina, selfie in accappatoio, selfie di gruppo, selfie con la statua greca in giardino, selfie nel cesso a cinque stelle della reception, selfie di un naturalissimo bacio dentro l’idromassaggio, selfie della nonna che fa il pediluvio. Potrei continuare per ore.

Gli unici due momenti di pace, nonostante tutto, sono stati quelli all’interno delle sale relax: quella con i materassi ad acqua e la musica new age e quella col camino acceso, la mia preferita. Ma, anche qui, non potevano mancare i malati di WhatsApp: come trascorrere quegli attimi di puro relax davanti al fuoco se non stalkerizzando gli amici con le 375 foto appena scattate per tutta la spa? Quale magia e romanticismo, se non quello di farsi insultare da chi è rimasto a lavorare, mentre voi e il vostro uomo, anziché cercare seriamente di godervela, passate il tempo su Facebook a raccogliere “mi piace”?

La cosa che mi ha stupito e innervosito ulteriormente è stata la totale indifferenza del personale, ma ciò mi ha fatto capire quanto persino in un paradiso del genere, la quantità vince sulla qualità. Altrimenti non si spiegherebbe il perché una struttura come questa abbia bisogno di creare un evento/aperitivo in accappatoio, con buona pace dei facoltosi ospiti dell’hotel.

E così il centro benessere non è altro che un’attrazione, una specie di parco giochi per famiglie e gruppi di amici (tra l’altro, maleducati), in cui basta pagare il biglietto e mettersi in fila per salire sulla giostra più bella. Per i meno temerari però, c’è sempre il lunedì. Magari riuscite a fare un bel bagno turco senza che la sciroccata di turno vi spruzzi per sbaglio acqua fredda in faccia, credendo di essere all’Aquapiper.
Buona fortuna e….buon relax.

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