I funzionari di Banca Etruria hanno falsificato i dati sui titoli di studio dei risparmiatori a cui proponevano le obbligazioni subordinate. Chi aveva la licenza elementare è stato “promosso” a titolare di un diploma, mentre alcuni clienti che hanno finito solo il liceo si sono visti attribuire una laurea. Un taroccamento, racconta Repubblica, finalizzato a farli apparire più attrezzati per comprendere i rischi degli strumenti finanziari che venivano loro proposti, e che dopo il decreto salva banche del 22 novembre sono diventati carta straccia lasciando sul lastrico chi li aveva in portafoglio. Proprio mercoledì, intanto, è stata fissata per l’8 febbraio la data in cui  il Tribunale fallimentare si esprimerà sulla dichiarazione dello stato di insolvenza dell’istituto aretino, che potrebbe aprire la strada a un’indagine sugli ex vertici per bancarotta fraudolenta.

Che la Popolare dell’Etruria avesse centinaia di molti di rischio redatti ai sensi della direttiva europea Mifid (quella che disciplina la vendita di prodotti finanziari) era emerso già il mese scorso, ma ora Federconsumatori sta passando al lentino le pratiche di decine piccoli investitori che hanno perso i loro soldi e hanno chiesto consiglio su come muoversi. Da questa analisi è risultato che a una 90enne con la terza elementare è stato attribuito un diploma superiore per farle comprare 40mila euro di bond subordinati, mentre un operaio con la licenza media che ha investito in quei titoli 20mila euro ha scoperto di essersi “diplomato” a propria insaputa.

Il Centro studi Luigi Sturzo mercoledì ha diffuso uno studio che ribadisce le responsabilità della Consob nell’aver consentito la vendita di obbligazioni subordinate ad alto rischio ai piccoli risparmiatori. Per l’authority presieduta da Giuseppe Vegas “le obbligazioni subordinate sono classificate come ‘prodotti semplici‘, come confermato in una serie di comunicazioni, tra cui quella del 5 giugno 2015 in cui, prendendo atto dell’avvertimento dell’Esma, ci si limita a un appello alla buona volontà degli operatori, invitati a prestare la massima attenzione alle fasi di distribuzione delle obbligazioni subordinate nei confronti della clientela al dettaglio”. “Ora, sarà anche vero – continua la nota del Centro – che complessità e rischio non sono la stessa cosa; sta di fatto, però, che la disciplina europea prevede per i prodotti semplici una valutazione di rischio basso. Tutto ciò ha come effetto che l’intermediario, spesso coincidente con chi emette il titolo, cioè la banca, nel piazzare il prodotto finanziario, non ha altri obblighi che quelli dettati dalla deontologia e dalla coscienza”. Peraltro, ricorda il Centro Sturzo, “dal 2009 con una comunicazione sui prodotti illiquidi la Consob faceva inserire in una scheda prodotto di una paginetta le probabilità che questi prodotti potessero perdere valore e quanto potessero perdere, ma anche questi scenari probabilistici sono stati eliminati a partire dal 2011. Grazie anche a questo via libera della Consob – sottolinea – le banche italiane hanno collocato grandi quantità di questo tipo di titoli, subordinati appunto (secondo recenti stime per circa 60 miliari di euro), anche presso le famiglie”.

Intanto è stata fissata la data per discutere il ricorso per la dichiarazione dello stato di insolvenza della vecchia Banca Etruria. L’udienza del Tribunale fallimentare di Arezzo si terrà lunedì 8 febbraio. Il ricorso è stato presentato dal liquidatore Giuseppe Santoni. Se il Tribunale fallimentare dichiarerà lo stato di insolvenza, il fascicolo passerà alla Procura di Arezzo. Il procuratore capo Roberto Rossi a quel punto potrebbe aprire una nuova inchiesta ipotizzando il reato di bancarotta fraudolenta e indagare gli ex vertici dell’istituto di credito.

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