“Tre anni fa una sentenza di un tribunale italiano ha stabilito che sono il genitore di un bimbo di sei anni. Oggi ne ha nove e non so neppure che voce abbia”, racconta una madre in catene che aspetta di abbracciare il figlio da 847 giorni. Fa parte dei genitori adottivi che oggi, da tutta Italia, sono arrivati a Roma e si sono incatenati sotto Montecitorio. Chiedono attenzione a Parlamento e governo sulla situazione in cui versano da anni tra attese, ansie e speranze. Dal 2013 le autorità congolesi hanno bloccato le autorizzazioni per l’uscita dal Paese concedendo solo deroghe temporanee a piccoli gruppi. Celebre il volo del ministro Boschi che portò in Italia 31 bimbi. L’operazione però non fu risolutiva. Altri 17 sono arrivati di recente, alcuni dei quali dopo un percorso alquanto rocambolesco e tempi più lunghi del previsto. Altri 136 che portano il cognome delle famiglie italiane sono ancora negli orfanotrofi di Kinshasa, in condizioni spesso molto precarie. “Ogni giorno che passa – racconta un genitore – spero di ricevere un segnale, qualche notizia di un passo avanti. Ma le autorità deputate a occuparsi di questa materia non forniscono informazioni, non rispondono alle nostre richieste. E siccome sono nominate dalla politica, è alla politica che chiediamo un cambio di passo”. Alcuni parlamentari hanno incontrato i genitori. Nel frattempo, proprio mentre le famiglie erano in piazza, arriva la conferma che qualcosa in Congo si muove. Il governo di Kinshasa ha approvato lo schema di legge sulle nuove procedure adottive che promette di far ripartire e velocizzare la soluzione delle procedure regolari concluse con sentenza definitiva. La legge dovrà essere ratificata dal parlamento

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