Nei giorni dell’attesa per il cosiddetto mini-decreto P.A. che prevede misure contro gli assenteisti seriali, arrivano i primi provvedimenti per i furbetti del cartellino al Comune di Sanremo. L’amministrazione ha licenziato 4 dipendenti coinvolti nell’inchiesta “Stakanov” sull’assenteismo, scattata il 22 ottobre scorso. “Abbiamo firmato i primi quattro provvedimenti di licenziamento – ha spiegato il sindaco Alberto Biancheri  – altri licenziamenti ci saranno nei prossimi giorni”. La decisione è arrivata a seguito delle risultanze della Commissione disciplinare. L’inchiesta portò a 35 arresti, 8 obblighi di firma e 75 indagati, complessivamente gli accertamenti coinvolsero circa 200 persone.

Gli indagati sono accusati, a avario titolo, di truffa aggravata e continuata ai danni dello Stato e falso in atto pubblico. I 43 destinatari di misure restrittive vennero sospese. Il caso del Comune di Sanremo, citato anche dal premier Matteo Renzi, quando ha annunciato le nuove norme per arrivare ai licenziamenti in 48 ore, fece scalpore perché rivelò “un sistema scellerato“, come lo definì il magistrato inquirente, dove uno andava in canoa durante il turno di lavoro, altre andavano al mercato, uno timbrava in mutande e tornava a casa e c’era chi timbrava per altri colleghi o chi lo faceva e poi andava a lavorare nell’attività della moglie e chi timbrava, spariva e tornava a timbrare l’uscita. Ma c’era anche chi segna lo straordinario non fatto e chi si segnava presente nei superfestivi, ma non lavorava. Il procuratore d’Imperia disse che non era possibile che i responsabili non sapessero. “Ma il Comune non è questo – dice Biancheri – l’amministrazione va avanti con una quarantina di persone in meno”. Nei giorni scorsi il tribunale ha revocato le misure restrittive, ma ha disposto di divieto di tornare al lavoro per 10 mesi.

Dieci giorni fa, in una riunione sui decreti attesi in consiglio dei Ministri, il premier aveva dato mandato alla ministra Marianna Madia di individuare due o tre norme incisive da approvare in tempi brevi, prima del vero e proprio riordino del lavoro statale (compreso quello dirigenziale) che arriverà per l’estate. Preceduti da infinite polemiche, i decreti attuativi della riforma della P.A., detta anche riforma Madia, arrivano mercoledì in cdm. Tra le norme all’attenzione dell’esecutivo, convocato in notturna, ci saranno le nuove misure per rendere più semplici i licenziamenti dei lavoratori pubblici colti in flagrante nel timbrare il cartellino senza poi lavorare. Renzi ha assicurato che col provvedimento i “fannulloni“, che lui preferisce chiamare “truffatori”, verranno mandati a casa più facilmente.

Il provvedimento prevederà per i casi più eclatanti (come per gli statali che timbrano il cartellino e poi se ne vanno) una sospensione cautelare immediata dal servizio (entro 48 ore dall’accertamento dell’illecito) senza possibilità di opposizione da parte del dipendente. Non solo, con la sospensione scatterà il congelamento della busta paga. Il provvedimento riguarderà solamente “la falsa attestazione della presenza in servizio” (concetto che subirà un ritocco e che verrà dunque rafforzato).

In realtà, secondo quanto è filtrato sinora da chi sta lavorando ai testi, non verrà contemplato un licenziamento nel giro di 2 giorni, senza nemmeno la possibilità di difendersi: entro le 48 ore, il lavoratore sarà sospeso da incarico e stipendio, e verrà avviata la procedura di licenziamento. Questa, in effetti, è possibile già adesso, ma spesso non va in porto. Per il 2013, si parla di 220 casi di licenziamento a fronte di oltre 6mila procedure disciplinari. Sempre secondo i tecnici, uno dei problemi principali sta nel dirigente pubblico che non licenzia il suo sottoposto per paura delle conseguenze: nel caso di successivo reintegro del dipendente, il danno economico dovrebbe essere risarcito dallo stesso dirigente.

Renzi ha sottolineato che pure il dirigente potrà essere licenziato nel caso in cui cerchi di proteggere il dipendente. L’omissione di licenziamento, a quanto sembra, diventerà reato. Al momento, il dirigente che non avvia il licenziamento può incorrere nella sospensione del suo stesso stipendio per tre mesi. Intervenendo ad una cerimonia alla sede dell’Enel, a Roma, il ministro del Lavoro Giuliano Poletti ha detto che “quando uno tradisce la fiducia dei suoi concittadini, timbra e se ne va, bisogna licenziarlo”. L’ex capo della Legacoop non ha anticipato dettagli sul provvedimento, limitandosi a dire che il Consiglio dei Ministri adotterà misure affinché il licenziamento sia davvero possibile.

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