Ricavi per 736 milioni di euro, costi di gestione intorno ai 721 milioni. E’ il cosiddetto “preconsuntivo di bilancio” presentato da Expo 2015 al termine del cda in vista dell’assemblea del 29 gennaio, dove si sottolinea che la società che ha organizzato l’esposizione universale prevede di chiudere la sua attività con un patrimonio netto positivo per 14,2 milioni di euro, stesso dato che era stato precedentemente indicato per la sola fine del 2015. “Il risultato – si legge in una nota a proposito di quest’ultimo punto – appare rilevante in quanto le previsioni economiche miravano al pareggio di bilancio alla data di conclusione dell’evento”. Affermazione quanto meno azzardata visto che l’andamento del patrimonio poco ha a che vedere con il conto economico. Senza contare che il dato fornito da Expo 2015 evidenzia un’ulteriore riduzione del patrimonio della società che attestandosi a 14,2 milioni risulterebbe in calo di 32,5 milioni rispetto ai 46,78 milioni del 2014 e di 46,8 milioni rispetto ai 60,99 milioni del 2013.

Difficile, poi, capire come sia effettivamente andata stando ai pochi numeri forniti dalla società circa le entrate e le uscite. Dei 736 milioni di ricavi incassati da Expo si sa solo che poco più della metà, 373,7 milioni di euro, sono arrivati dalla vendita di 21.476.957 biglietti, che sono stati venduti a un prezzo medio di 17,4 euro. Restano però da incassare ancora 19,9 milioni di euro classificati tra i crediti netti. In base a un’analisi svolta in collaborazione con il consulente Deloitte, Expo pensa che non riuscirà a portarne a casa molto più di due terzi visto che ha ritenuto di accantonare un fondo rischi di circa 6 milioni di euro.

L’altra fonte di entrate sono i ricavi per gli sponsor che ammontano a 223,9 milioni. Di questa somma, però, sono arrivati in contanti soltanto 45,2 milioni, mentre 178,7 milioni sono stati offerti sotto forma di beni e servizi. Niente possa servire a pagare le spese correnti, insomma. Resta da vedere in cosa consistono i 138,5 milioni di “ricavi diversi” di cui parla la società. In ogni caso all’appello mancano ancora 51,4 milioni classificati anch’essi tra i crediti netti e anche qui, come per i biglietti, Expo e Deloitte ritengono ragionevole l’incasso di poco più di due terzi del totale, visto che hanno accantonato un relativo fondo rischi da 14 milioni.

L’informazione più carente, però, è quella relativa alle uscite, delle quali vengono indicati soltanto i costi di gestione di 721,2 milioni di euro che non includono tutte le partite straordinarie e fiscali o gli eventuali ammortamenti. Del totale, si limita a spiegare la società, 311,2 milioni sono dovuti alla gestione del semestre dell’Esposizione Universale con 234,7 milioni spesi per “attività strettamente legate alla gestione operativa e al funzionamento complessivo dei sito espositivo” e 76,5 milioni “per eventi e iniziative del semestre inclusa la gestione dei partecipanti istituzionali, della partecipazione italiana, del Programma di assistenza ai Paesi in via di Sviluppo e degli sponsor”. Altri 178,7 milioni sono i “beni e servizi resi a fronte dei diritti di visibilità”, mentre  la promozione, la commercializzazione e la comunicazione dell’evento sono stati spesi 185,7 milioni e 45,6 milioni sono andati in “altri costi collegati alle spese generali, di personale e di funzionamento”.

E mentre l’ultima riga del bilancio, quella che indica gli utili o le perdite, resta coperta dal mistero, già così è chiaro che i margini per un pareggio sono davvero limitati: la differenza tra i ricavi e i costi operativi è positiva per soli 15 milioni (14,9 milioni il margine operativo lordo stimato dalla società il 21 dicembre scorso), ma se si sottraggono i 20 milioni di fondo rischi per il denaro ancora da incassare, si va già a -5 milioni. Poi si può solo aprire il capitolo delle ipotesi, vista l’omertà sui conti dell’Esposizione universale. Che pure non impedisce alla società affermazioni non supportate da fatti concreti come quella per cui: “La previsione di chiusura positiva dell’intera attività della società Expo 2015 – si legge nel comunicato – si deve a una gestione pluriennale oculata ed efficiente che ha permesso di far fronte alla progressiva riduzione dei contributi previsti che il progetto ha subito, chiudendo con investimenti totali pari a 1.241 milioni come da ultima revisione”.

Entusiasta il commissario unico di Expo e amministratore delegato della società, Giuseppe Sala, in corsa per le primarie del centrosinistra a Milano, che ha difeso i non-conti della società anche in un’intervista a Rtl 102.5 arrivando addirittura a parlare di bilanci. “Se uno non si fida dei bilanci vuol dire che non si fida dei revisori, della Corte dei Conti, non c’è nessun buco e questa disinformazione è preoccupante”, è stata la sua risposta a chi lo accusa di poca trasparenza “Certamente potevamo far meglio, ma di fronte alla freddezza del numero, il numero è quello ed è positivo”, ha aggiunto senza illuminare gli ascoltatori su quale fosse il numero in questione. E per conoscere il bilancio Expo 2015 bisognerà attendere il mese di aprile. Con buona pace degli elettori delle primarie per la scelta del candidato del Pd alla corsa a Palazzo Marino che dovranno esprimersi tra tre settimane.

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