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Il dato parla chiaro ed è incontrovertibile. Nei primi otto mesi del 2015 si è registrato in Italia un numero di decessi superiore, rispetto al corrispondente periodo dell’anno precedente, di ben 45.000 unità, pari, se il trend sarà confermato a ben 67.000 morti in più nel corso dell’anno appena trascorso. Pare che un tale anomalo incremento dei decessi si sia finora avuto solo in situazioni e periodi di guerra.

La notizia è sconvolgente, ma non sembra aver bucato più di tanto il muro dei media. Sono troppo intenti a seguire le noiose telenovelas della politica politicante o a illustrare le discutibili imprese di Renzi, aspirante principotto del ventunesimo secolo, saldo alfiere dei poteri forti e terrore dei gufi arroccati a difesa dell’esistente contro le minacce dell’innovazione incontenibile volta a garantire la competitività del nostro sistema Paese in un mondo che sempre meno si rivela un posto per vecchi, giovani, donne, bambini, esseri umani in genere.

Non risulta che tale dato, pur estremamente inquietante, abbia ricevuto adeguata attenzione da parte degli organi di governo, in tutt’altre faccende affaccendati e verosimilmente molto impegnati a progettare trivellazioni di bellezze naturali e località turistiche, riduzioni dei diritti sul lavoro, verticalizzazioni costituzionali, improbabili avventure belliche ed altro.

Non risultano, a tutt’oggi, prese di posizione del governo sul dato che costituisce oggetto di questo post. Il che è quasi altrettanto sconvolgente, considerando che istituzionalmente esso dovrebbe vegliare affinché siano garantiti e rispettati i diritti fondamentali di tutti i cittadini e tutte le cittadine italiani/e, anziché dedicarsi, come purtroppo fa, alla difesa degli interessi delle oligarchie dominanti e alla ricerca di mezzi e strumenti sempre più efficaci, da ultimo la “riforma” costituzionale che dovremo respingere col referendum in programma per ottobre, per svolgere tale compito nel modo sempre più efficace e incontrastato.

Resta la domanda imprescindibile. A cosa è dovuto tale anomalo aumento delle morti? Una risposta è stata avanzata da Vittorio Agnoletto, medico da sempre in prima linea nella difesa dei diritti umani e animatore di importanti movimenti sociali nel nostro Paese e su scala internazionale. Agnoletto esclude che si sia trattato di un errore dell’Istat, dato che l’inquietante dato appare confermato da altre rilevazioni, tra le quali cita quella della Regione Toscana secondo la quale nell’anno in corso i decessi negli ospedali sono aumentati del 7,5% rispetto a quello precedente e l’indagine Ocse contenuta nel rapporto “Health a Glance 2015” da cui si desume che l’aspettativa di vita in salute dopo i 65 anni è molto più bassa che in altri Paesi. Vittorio ne deduce un collegamento tra i due dati: a una minore autonomia delle persone ultrasessantacinquenni corrisponde un aumento della loro mortalità.

Mi sembra un’ipotesi degna di essere presa in seria considerazione. Per dirla con Agnoletto: “Un peggioramento della qualità di vita degli anziani implica un aumento del fabbisogno di assistenza, dalla fisioterapia alle cure dentarie alle terapie farmacologiche in campo neurologico, solo per fare degli esempi; ma secondo diverse inchieste, non ultima quella realizzata da Altroconsumo (cfr. “Sanità, il governo conferma che solo i ricchi potranno curarsi”) sono proprio questi gli interventi medico-sanitari ai quali, sotto i colpi della crisi economica, ha rinunciato il 46% delle famiglie italiane”.

Responsabile dell’aumento delle morti degli Italiani è quindi la crisi economica. Di più, lo è il modo in cui questo governo sta rispondendo alla crisi, senza livellare le disuguaglianze, anzi approfondendole, diminuendo il reddito a disposizione dei settori economicamente e socialmente più deboli anche per affrontare le emergenze più serie e procedendo al taglio indiscriminato della spesa sociale e di quella sanitaria in particolare. Un altro fattore da non trascurare, oggetto di un appello dei medici riportato sempre sul blog di Agnoletto, è poi costituito dal crescente inquinamento ambientale.

Rivolgendosi al presidente Mattarella i medici scrivono: “Lei saprà che l’ultimo rapporto dell’Ue ci pone al primo posto per morti premature in Europa a causa dei livelli di Pm2.5, ossidi di azoto, ozono. Siamo il paese dove la speranza di “vita in salute” alla nascita (disabilità medio-grave) dal 2004 al 2013 è diminuita di 7 anni nei  maschi e di oltre 10 nelle femmine”. L’appello continua citando varie fonti e mettendo sotto accusa le politiche energetiche e ambientali perseguite a livello governativo.

Da tutto ciò emerge una conclusione incontrovertibile. Occorre al più presto un rovesciamento totale delle politiche che stanno uccidendo gli italiani. Vanno messi al primo posto i diritti internazionalmente e costituzionalmente tutelati alla salute e a una vita degna di essere vissuta. Ogni politica vera dovrebbe partire da qui. Tutto il resto è fuffa.

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