Si chiama Fouad Al Ghanim ed è la chiave usata da Finmeccanica per portare a casa la vendita da 8 miliardi di euro di 28 cacciabombardieri Eurofighter Typhoon al governo del Kuwait. L’accordo definitivo sarà firmato probabilmente lunedì 18 gennaio a Kuwait City. Sarà bene ricordare questo nome quando ripartiranno le polemiche e Alessandro Di Battista del M5s riproporrà la domanda a Renzi: “Come puoi dire che contrasti il terrorismo se stai vendendo armi a Paesi che sostengono il terrorismo?”. Effettivamente il sottosegretario per la lotta al terrorismo degli Usa, David Cohen, ha definito il Kuwait “l’epicentro della raccolta di fondi per i gruppi terroristici in Siria”. Al Fatto però risulta che il partner prescelto da Finmeccanica sia una sorta di agente commerciale degli americani in Kuwait. Non solo. Secondo i report dell’ambasciata Usa pubblicati da Wikileaks, Al Ghanim non finanzia l’Isis ma la lotta all’Islam estremista.

I particolari dell’accordo sono coperti dal segreto. Al Fatto risulta che, accanto alla fornitura di aerei dal consorzio Eurofighter al Kuwait, ci sarebbe un secondo affare inedito: la creazione di una joint venture della sola Alenia (parte del consorzio con tedeschi, spagnoli e britannici) con il gruppo Fouad Al Ghanim & Sons, per costruire e gestire la base aerea. Al Ghanim, 71 anni, è laureato all’Università dello Iowa e rappresenta molte società americane in Kuwait nel settore difesa (Sikorsky Aircraft) e automobili (General Motors). Al Ghanim è membro dell’Usmep (l’US-Middle East Project del think tank Usa Council on Foreign Relation) di cui fanno parte l’ex presidente della Trilateral e prima ancora della Federal Reserve, Paul Volcker, e l’ex premier italiano Giuliano Amato, oltre allo storico uomo di Eni negli Usa, il vicepresident senior Enzo Viscusi. Insomma Fouad, a dispetto del turbante in testa, è un kuwaitiano made in Usa.

Due sono stati i fattori chiave per battere la concorrenza di Francia e Stati Uniti: Al Ghanim e le ottime relazioni del capo di Stato maggiore dell’Aeronautica, Pasquale Preziosa, con i generali del Kuwait. Alla firma dovrebbe esserci anche lui con il ministro Roberta Pinotti e l’amministratore di Finmeccanica Mauro Moretti, che firmerà un grande contratto di vendita, anche grazie al lavoro del vecchio management di Alenia da lui sostituito nel marzo 2015. I francesi di Dassault, dopo aver piazzato i loro Rafale all’Egitto e al Qatar per un valore di 10 miliardi, stavano portando a casa anche l’affare dei 28 aerei in Kuwait.

L’opposizione di alcuni membri del Parlamento in Kuwait ha stoppato i transalpini e si sono fatti avanti gli americani della McDonnell Douglas che già avevano venduto anni fa una trentina di F/A-18C Hornets. I giornali di settore davano per certa la firma durante un incontro in maggio alla Casa Bianca e nel Missouri i giornali locali brindavano alle migliaia di operai di St. Louis che avrebbero conservato il posto. Invece, lunedì brinderanno i 3 mila dipendenti di Alenia tra Torino e Caselle, covo della Fiom di Maurizio Landini, che infatti si guarda bene dal seguire la linea pacifista del M5S. L’ordine del Kuwait garantisce almeno quattro anni di respiro (7 aerei all’anno) allo stabilimento di Caselle e segna la risalita di Eurofighter, un consorzio europeo che sembrava ormai abbattuto dal caccia americano F-35, al quale l’Italia partecipa come cliente e ruota di scorta nella produzione della sola ala del velivolo.

Mentre in Eurofighter siamo il motore del progetto nel quale produciamo le parti più strategiche dell’armamento. Eurofighter ha ottenuto ordini per 500 caccia da Italia, Germania, Regno Unito, Spagna, cioè le nazioni costruttrici e poi da Arabia Saudita, Austria e Oman. Quando il consorzio vende a un paese terzo c’è uno dei suoi paesi membri che si incarica di fare il capo-commessa e guadagna più degli altri. Però corre anche maggiori rischi di esporsi a eventuali “richieste-extra” da parte del committente. Sul mega contratto con l’Arabia per l’acquisto di 72 Eurofighter è scoppiato in Gran Bretagna il celebre scandalo Yamamah, con sospetti di mazzette miliardarie ai principi sauditi. Non è andata meglio alla Germania con la vendita di 15 caccia all’Austria, finita nelle cronache giudiziarie per i pagamenti milionari a un manager italiano.

La vendita al Kuwait è il debutto di Alenia come capo-commessa. I britannici avevano provato a fare il tris (dopo Arabia e Oman) in Kuwait, ma il contratto è arrivato solo quando gli italiani hanno chiesto la palla agli inglesi. Lo schema di gioco adottato è inedito. Alenia dovrebbe evitare il classico schema dell’agente legato alla famiglia regnante. Al Ghanim è vicino alla famiglia regnante, ma non sarà retribuito come agente bensì metterà in piedi un’attività industriale con Alenia. L’alleanza Italia-Kuwait sarà rafforzata anche sul piano militare: i piloti locali si addestreranno a Galatina, in provincia di Lecce e 800 persone lavoreranno in Kuwait sotto la guida di dirigenti italiani, gli unici titolari della tecnologia necessaria per armare i caccia. Sul piano geopolitico l’accordo non farà piacere a Teheran: i 28 Typhoon del Kuwait si uniscono ai 72 dell’Arabia Saudita e ai 12 in arrivo in Oman, in una flotta sunnita che minaccia i cieli sciiti dell’Iran.

Gli Stati Uniti hanno accettato di fare un passo indietro perché da una parte sperano di vendere i loro 28 Hornet e dall’altro perché si fidano del loro partner strategico pluridecennale. “Al Ghanim è – secondo un report dell’ambasciata Usa del dicembre 2009 diretto al Segretariato di Stato e pubblicato da Wikileaks – un agente-broker per le società americane che supportano lo sforzo militare Usa in Iraq e Afghanistan (…) lavora principalmente con Sikorsky come agente per gli acquisti di elicotteri Black Hawk”. Nell’aprile 2005, un’altra email ci racconta che si era offerto come partner industriale per costruire una centrale in Kuwait e poi vendere energia all’Iraq appena conquistato dagli Usa. Poche settimane prima dell’invasione, il 12 gennaio 2003, Al Ghanim organizza una cena a casa sua con i diplomatici americani che poi spifferano le sue confidenze nelle email: “Al Ghanim ha definito il primo ministro Nasser al-Sane, leader in Parlamento dell’Islamic Constitutional Movement, ‘il peggior ipocrita’ e ha aggiunto che gli islamisti ‘stanno precipitando il Paese in un buco nero’”.

Al Ghanim in quella cena si presenta come un alfiere della lotta ad al Qaeda. “La famiglia governante non ha fatto abbastanza per combattere la spirale, ha detto Al Ghanim che ha personalmente e attivamente supportato i candidati liberal (non-Islamisti) in molti distretti elettorali del Kuwait. Al Ghanim ha detto che usa le sue risorse finanziarie personali perché gli elettori possano soddisfare i loro bisogni. Durante il Ramadan, per esempio, ogni famiglia del distretto di Al-Sane ha ricevuto da lui una borsa di 100 libbre di riso. Non solo. Ha spedito i suoi elettori a sue spese in pellegrinaggio alla Mecca ben tre volte con aerei charter da lui pagati e una volta con il suo aereo personale. Nei distretti beduini – ha raccontato – ‘tutti i votanti vogliono che qualcuno si prenda cura dei loro bisogni’. E Al Ghanim ha incoraggiato altri imprenditori ricchi a fare come lui che ha speso per questi sforzi un milione e mezzo di dollari. Gli islamici non hanno queste risorse”. Nella cena Al Ghanim invitava a risolvere la questione palestinese che alimentava l’anti-americanismo in tutto il Medio Oriente. Non gli hanno dato ascolto e così oggi il governo del Kuwait ha preferito firmare con Renzi anziché con Obama.

da il Fatto Quotidiano del 16 gennaio 2016

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