Un danno erariale milionario subìto dalla Regione Veneto a causa di una delibera firmata nel 2006 dall’attuale presidente della Regione, Luca Zaia, all’epoca vicepresidente del governatore Giancarlo Galan. Un prodotto finanziario sottoscritto dalla Regione che avrebbe causato una grave emorragia di soldi pubblici. È l’accusa formulata dal capogruppo M5S alla Regione Veneto Jacopo Berti, che ha consegnato al sostituto procuratore della Corte dei Conti del Veneto, Chiara Imposimato, la documentazione relativa a due prodotti finanziari acquistati tra l’aprile e il giugno del 2006 dalla Regione Veneto per coprirsi dai rischi sulle fluttuazioni dei tassi di interesse relativamente a un debito di 330 milioni di euro, il 24% circa dei debiti dell’ente. “Abbiamo la certezza che acquistare questi derivati sul debito è stata una follia – ha sostenuto il consigliere regionale Berti al termine dell’incontro durato più di due ore – perché sono del tutto sfavorevoli per noi e ad oggi abbiamo perso già 57 milioni di euro, regalandoli alle banche. Complessivamente la Regione perderà 150 milioni di euro da qui al 2036, secondo i nostri calcoli”. La Procura della Corte dei Conti, che si era già interessata in passato a questa operazione finanziaria, ha aperto un fascicolo.

La delibera regionale che ha deciso l’adozione di questi prodotti finanziari, la numero 1117 del 18 aprile 2006, porta la firma dell’attuale governatore leghista del Veneto (allora vicepresidente della giunta Galan) Luca Zaia. Secondo Berti “al momento della firma nel 2006 si sapeva che nel 65% dei casi i derivati sarebbero stati sfavorevoli per la Regione”. La giunta aveva replicato, nel corso della discussione per l’approvazione del rendiconto di bilancio 2014, che la scelta del 2006 “andrebbe valutata alla luce delle condizioni dell’epoca” e che fu “una manovra prudenziale”. A condurre una battaglia contro la decisione della giunta Galan era stato negli anni scorsi anche il gruppo del Pd. In dettaglio la Regione aveva stipulato due contratti a copertura di altrettanti prestiti obbligazionari: uno con la banca irlandese Depfa, firmato il 20 aprile 2006 e attivo fino al 2026, per 200 milioni di euro, l’altro con l’italiana Banca Intesa, siglato il 6 giugno 2006 e attivo fino al 2036, per 129 milioni di euro.

In entrambi i casi il meccanismo assicurativo scelto è quello dell’Interest rate Collar: in pratica, una sorta di “corridoio” che garantisce a chi compra il prodotto finanziario di pagare sempre tassi compresi all’interno di una forbice definita da un valore massimo (Cap) e un valore minimo (Floor). Se i tassi d’interesse superano il tetto più alto la banca subentra al pagamento ma al tempo stesso al cliente (in questo caso alla Regione) viene richiesto di pagare sempre un valore pari al minimo stabilito, anche se i tassi sono inferiori. Nel caso della Regione Veneto, per il contratto con Depfa Bank il tasso massimo stabilito è del 5,35%, quello minimo tra il 2,9% e il 4,08 per cento. Per quello con Banca Intesa il valore massimo è il 5,48%, il minimo tra il 3,2% e il 4,1 per cento. “Ma i tassi di interesse, in questi anni, non hanno mai superato il 5,3% neanche una singola volta – spiega il consigliere regionale Berti – quindi le banche non si sono mai attivate per coprire la Regione, mentre i tassi minimi sono stati quasi sempre inferiori al 4% e quindi noi abbiamo dovuto pagare continuamente”.

Il calcolo del rischio per la Regione era stato effettuato nel 2006 con il modello del “sistema di tesoreria e risk management per gli enti locali Poleis” della società Brady Italia. Nette le conclusioni di una nuova perizia, consegnata dal M5S alla Corte dei Conti, in cui si stabilisce che l’andamento dei tassi ha sfavorito la Regione: “Il flusso di cassa è sempre stato sfavorevole con un’intensità di perdite crescente”, si legge nel documento di cui ilfattoquotidiano.it è in possesso ma il cui autore, un docente dell’Università Ca’ Foscari di Venezia, è rimasto finora sconosciuto per volontà del gruppo del M5S. “Una ristrutturazione per entrambi i derivati sarebbe stata consigliabile già a partire dall’anno 2009”.

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